Dalla parte di Lei – un romanzo di Alba de Cespedes
“Non so se coloro che mi giudicheranno avranno tempo di leggere questa memoria. É una lunga memoria, infatti, perché infinitamente lunga è, giorno dopo giorno, ora dopo ora, anche la breve vita di una donna; e raramente è una sola la causa che la costringe ad una improvvisa ribellione” Raccontata in prima persona dalla protagonista, “Dalla parte di Lei” è la ricostruzione di un evento delittuoso, una memoria difensiva ed insieme un atto di accusa che mette al centro non il delitto ma il contesto che lo ha generato.
Alba de Cespedes con questo romanzo tocca vette altissime nell’analisi del conflitto tra il sentire femminile pre-politico del primo Novecento e la sovrastruttura familiare improntata al dominio maschile. Un tema caro alla scrittrice e che troveremo anche nel romanzo successivo “Quaderno proibito”, dove il conflitto che lacera la protagonista è il riflesso di un epoca, il secondo dopoguerra , stretta tra spinte e resistenze al cambiamento. In “Dalla parte di Lei”, ambientato negli anni trenta in pieno regime fascista, diventa, invece, quello del disconoscimento, drammatico e delittuoso, della peculiarità femminile. Mentre Valeria, alla fine, accetta la resa, e rinuncia a se stessa riducendo in cenere il quaderno, allegoria perfetta di un’identità non svelabile, qui Alessandra non può cedere, perché sente che in gioco non c’è solo l’accettazione o meno di una marginalità codificata e immutabile, ma qualcosa più importante della libertà e della giustizia, perché le precede e le giustifica: la vita stessa, intesa come riconoscimento e realizzazione della propria individualità e idealità.
La diversità femminile è il solco attraverso il quale si snoda tutto il romanzo. C’è la diversità imposta e subita, figlia del privilegio maschile dalle radici secolari e c’è una diversità connaturata che eleva e non si impone, che ha la forza della bellezza e dell’arte, una diversità quasi “spirituale” incarnata dalla madre della protagonista e da Alessandra stessa. “eravamo, mi pareva, una specie gentile e sfortunata. Attraverso mia madre e la madre di lei , e le donne delle tragedie e dei romanzi, e quelle che s’affacciavano nel cortile come alle sbarre della prigione, e le altre che incontravo in istrada, e che avevano occhi tristi e ventri enormi, sentivo pesare su di me una secolare infelicità, una inconsolabile solitudine.”
Alessandra è diversa dalle altre donne così come la madre, talentuosa pianista che l’ha educata alla musica, alla poesia e alla lettura dei classici. Con la madre come punto di riferimento in quel microcosmo umano, raffigurato nel casamento di via Paolo Emilio a Roma dove le giornate hanno il ritmo monotono e umiliante dettato da ruoli prestabiliti, cresce e si forma con una sensibilità particolare. Nonostante, come tante , siano costrette a vivere una situazione economica e non solo, fatta di privazioni, entrambe sembrano quasi indifferenti agli eventi e forti di una “ricchezza” interiore e di un aura quasi aristocratica che le circonda , attraversano gli eventi come delle creature semidivine, dalla bellezza eterna del mito: “Sentivo che la mamma ed io possedevamo il segreto di una giovinezza eterna: oggi o tra molti anni le stesse cose ci avrebbero procurato gioia ed entusiasmo, avremmo superato il tempo e anche il decadimento fisico affidate a piaceri che mio padre non aveva conosciuto.”
Ma l’ attitudine al pensiero profondo e l’animo sensibile ereditati dalla madre, nonchè il suo esempio, diventeranno l’ humus ideale per gli eventi che la porteranno al dramma finale: la perdita della madre , alla quale sarà fatale l’incontro con un violinista così affine a lei e che combattuta tra un amore impossibile e la paura di una scelta ardita, decide di sottrarsi ad un destino segnato, il trasferimento in Abruzzo dalla nonna paterna , il ritorno a Roma per prendersi cura del padre affetto da una cecità progressiva ed infine l’incontro con quell’amore, da sempre sognato, che risponde al canone idealizzato frutto dell’educazione materna ma che istituzionalizzato nel contratto matrimoniale, soffocherà nell’ asfissia dei ruoli prestabiliti “Se l’amore che io avevo per Francesco poteva imbrattarsi o scadere, tutto poteva scadere di me, ne ero certa. Avrei perduto tutto, perciò, nell’arrendermi. Non volevo arrendermi.
Dalla parte di Lei è la storia di un sogno infranto, quello dell’amore inteso come accettazione delle diversità. Quello che arma la mano della protagonista è la consapevolezza di non poter più esistere se non in un ruolo ancellare, di dover barattare la propria identità col matrimonio, non più Alessandra ma solo moglie: il delitto come estremo tentativo di non sporcare il sogno.
Un libro potente da riscoprire e che porta molto bene gli anni, opera di una scrittrice davvero superba.
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