Afghanistan – le donne e le religioni
Volevano seminare il germe della democrazia ma, dopo vent’anni, un’utopia impossibile, un
pò inganno e un pò alibi, si è trasformata nel risveglio distopico di un mondo arcaico che
ha la pretesa di sapere cosa è bene e cosa è male.
Con l’abolizione del Ministero “per la promozione delle donne” sostituito, con un “coup de
theatre”, da quello “per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio”, i Talebani, ai
quali gli Stati Uniti hanno riconsegnato le chiavi dell’Afghanistan, richiudono cosí, dietro
sbarre “ideologiche” vecchie millenni, le donne afgane, facendo emergere con chiarezza, in
una sorta di cartina al tornasole, la concezione che questi studenti coranici hanno delle
donne, anzi della Donna.
Una visione sessuofobica, quindi malata, che allontanando dal consesso civile la donna in
quanto incarnazione del peccato, ne riduce l’essenza proprio a strumento di appagamento
sessuale, di un sesso anch’esso malato nella sua declinazione di dominio maschilista.
Una concezione imposta dalla Sharia, che risulta certamente un’estremizzazione anche
rispetto a gran parte del mondo islamico, ma che trova il suo archetipo nelle più importanti
religioni monoteiste.
Dove se non nelle Sacre Scritture e dalla loro interpretazione nasce l’humus, il brodo
primordiale dell’avversione al sesso e della concezione della Donna ridotta ad oggetto di
soddisfazione dell’uomo?
Nella Genesi dell’ Antico Testamento appare chiaro, fin dagli albori, il destino della donna:
«Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo»
(Gn 2, 22), perché «non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto.» (Gn 2, 18) (….)
..Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà»
Nel Nuovo Testamento dalle Lettere di Paolo viene ribadito il concetto:
«La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna
d’insegnare né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo.
Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva, e non fu Adamo a essere ingannato, ma fu
la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. »
Ma anche il rapporto tra le Sacre Scritture e la sessualità ha, nella sua declinazione fobica,
come protagonista in negativo la donna:
“Se un uomo sposa una donna e, dopo aver coabitato con lei, diffonde sul suo conto una
fama cattiva, dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l’ho
trovata in stato di verginità(….) se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato
di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città
la lapiderà, così che muoia. “(Deuteronomio 22: 13-h21). “Non ti accosterai a donna per
scoprire la sua nudità durante l’immondezza mestruale.”(Levitico 18)
Nel Corano, inoltre, la Sura delle donne (versetto 3) riporta : se alcune delle vostre donne
avranno commesso atti indecenti portate quattro testimoni contro di loro, e se questi
porteranno testimonianza del fatto, chiudetele in casa finché non le coglierà la morte o fin
quando Dio apra loro una via, mentre nella Sura “della Luce”, il v. 31 prescrive che le credenti
abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne, non mostrino troppo le loro parti belle
ad altri che agli uomini della famiglia e non battano i piedi sì da mostrare le loro parti nascoste.
Mentre un paese di quaranta milioni di abitanti piomba in un futuro di tenebre che arrivano
da lontano, in Europa, culla dell’umanesimo e dell’illuminismo, le donne possono ambire a
rappresentare la maggioranza degli eletti ed i transessuali a conquistare un seggio in
parlamento.
Nel mondo occidentale e secolarizzato dove le religioni pagano una irrilevanza sempre
maggiore per la difficoltà ad offrire gli strumenti adatti a comprendere la società moderna, gli
essere umani si affrancano dalla visione religiosa della vita e della morte trovando negli studi
umanistici e scientifici risposte più credibili sostenute dallo spirito critico in luogo di una fede
acritica.
Se la libertà di scelta delle donne in occidente è figlia della ragione mentre le catene per le
donne afghane si giustificano in una visione biblica, ciò ci offre lo spunto per qualche
riflessione sui limiti ed il futuro del pensiero religioso.
Le religioni monoteiste hanno da sempre l’ambizione di disegnare e raccontare la storia e la
visione del mondo e dell’essere umano come verità rivelata agli uomini direttamente da Dio.
Una verità che in quanto tale “libera” gli uomini dalla fatica di elaborarne una propria, ma in
realtà li “incatena” come nella caverna di Platone.
Ma come può realizzarsi questa visione dogmatica e fideistica nella moderna società
fondata sul libero pensiero? D’altra parte se la religione dovesse prescindere dal dogma
non perderebbe forse il suo elemento fondativo rischiando di diventare altro?
Sembra una contraddizione irrisolvibile, un’aporia, tanto più che aderendo alla lettera al
racconto religioso lo stesso, come abbiamo visto, rischia di veicolare e legittimare una
rilettura estremizzata e violenta di sé stesso, mentre, al contrario, dove l’organizzazione
della società , le regole, le relazioni sociali ed i costumi sono all’insegna della libertà di
pensiero, la religione, costretta in difesa, per non essere ridotta a puro steccato dogmatico,
diventa più “tollerante” e privilegiando la missione di testimonianza di valori , quali
la pace, la solidarietà e la tutela degli ultimi, che sono anche valori costituzionali e quindi
laici per eccellenza, subisce di fatto una lenta metamorfosi intraprendendo così un seppur
lento percorso di laicizzazione.
Un viaggio irto di difficoltà che trova avversari agguerriti che vedono invece proprio nel
ridimensionamento del dogma un tradimento delle Sacre Scritture e la causa della perdita di
terreno delle religioni.
Uno scontro che ha l’interpretazione della verità e della libertà che ne consegue come
discrimine. Da un lato una concezione trascendente, statica e definita una volta per tutte
che non lascia spazio ad interpretazioni diverse e dall’altro una concezione più umile che
non rifiuta del tutto il dubbio nel tentativo di comprendere un mondo totalmente diverso da
quello di duemila anni fá, dove la modernità non significa de iure l’abiura ai valori umani,
anzi, e dove tutte le espressioni dell’intelletto umano, dalle arti alla scienza non sono che la
testimonianza della ricerca da parte dell’essere umano di un senso più elevato che riscatti
la propria limitatezza, nonché di una innata spiritualità che prescinde dalla fede religiosa.
Da un lato, quindi, il tentativo di adeguare il mondo ad un disegno religioso vecchio
millenni, dall’altro quello di disegnare una nuova visione religiosa nella modernità.
Ciò che accade in Afghanistan dimostra come ideologizzare la verità, trasformandola in
dogma, costituisca l’anticamera del pensiero intollerante ed autoritario, causa da sempre di
tutti gli estremismi.