Dal “Divorzio” alla legge Zan. L’eterna lotta dei diritti
La discussione
Nonostante si faccia un gran dibattere, nonché un gran scrivere, del ddl Zan: “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, alla fine rimane sempre la sensazione che, come spesso accade in Italia, prevalga, sul merito del “contendere” , la logica degli schieramenti: una cortina, dove ogni ragionamento rischia di perdersi, con grave nocumento alla comprensione del problema e alla formazione di un’opinione che non sia solo un riflesso condizionato delle posizioni delle forze politiche, un’adesione o un rifiuto a prescindere. Per superare l’impasse dei dibattiti sterili non ci resta quindi che leggerlo questo dispositivo di legge, tanto discusso e già approvato dalla Camera, per approfondire il merito della proposta e per comprendere se le ”accuse” mosse nei suoi confronti abbiano o meno un fondamento giuridico
il testo
La legge Zan si propone, con gli articoli 2,3,5,6,8 e 9, di estendere le tutele attualmente previste per chi viene discriminato o subisce violenza per motivi razziali, etnici o religiosi anche a chi lo sia per motivi attinenti alla sfera sessuale e più precisamente: al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Campi, questi, che vengono precisamente definiti all’art.1. Non introduce quindi, come è stato detto, nuovi reati, bensì nuovi campi di applicazione per reati già previsti e disciplinati dal codice penale (art.604bis e ter) e di procedura penale (art. 90 quater) e dalla cossidetta legge Mancino del 1993 (Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa). Perchè, quindi, l’intenzione di estendere la platea dei soggetti “fragili” che “eticamente” non dovrebbe trovare oppositori, ha suscitato e continua a suscitare da una precisa parte politica e dalle gerarchie vaticane critiche ed accuse? Le critiche rivolte al ddl Zan non si riferiscono mai allo scopo principale dell’articolato di legge, ma prendono strade diverse, più tortuose, visto che frontalmente, sul merito, risulta inattaccabile (nessuno infatti osa sostenere che sia giusto discriminare o usare violenza nei confronti di chi non è etrosessuale) La critica più diffusa è che la proposta di legge andrebbe a colpire i reati di opinione in materia “sessuale”. Ma l’art.4 del dispositivo recita testualmente: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purchè non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Inoltre, nel modificare la lett.a) dell’art.604bis, il testo del ddl Zan, non amplia l’ambito di applicazione del reato di propaganda, ma solo del reato di istigazione a commettere atti di discriminazione.
le false paure
Quindi, dove starebbe l’intenzione di colpire le opinioni? Discriminare ed incitare alla discriminazione ed alla violenza sono atti ben diversi dal manifestare delle opinioni e questo non possono non saperlo quanti attaccano la legge su questo versante, anche se si può ben capire che, chi è uso tenere comizi con toni e parole da crociata, esibendo simboli religiosi e chiamando alla difesa dei valori cristiani identificati nella famiglia tradizionale, minacciati da forme di convivenza e orientamenti sessuali non canonici, possa fare confusione tra libertà di pensiero ed incitamento all’odio, un pò per calcolo ed in parte anche per un deficit culturale di chi ha più familiarità con l’integralismo religioso che con i valori di tolleranza e uguaglianza. Risulta quindi evidente come il richiamo alla violazione della libertà di opinione sia solo pretestuoso e nasconda, in realtà, l’intenzione di preservare una zona franca dove poter continuare ad incitare “trumpianamente” il proprio “popolo”, con l’alibi di fare politica. Ma è da un altro aspetto del ddl che nasce l’ostilità più accesa: l’intento culturale ed educativo. La legge Zan, infatti, oltre a contrastare la discriminazione e la violenza su base sessuale, si pone anche l’obiettivo della loro prevenzione tramite gli articoli 7 e 8, con i quali, viene istituita la “giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” e vengono previste altre iniziative educative che coinvolgono le scuole oltre alle amministrazioni locali e le associazioni impegnate nel contrasto delle discriminazioni, iniziative che hanno suscitato,anche in questo caso, contestazioni vibranti, come dimostrato dalle farneticanti ed illuminanti dichiarazioni rilasciate dai leader della Lega e Fdi: “Il ddl Zan prevede processi per chi difende l’idea di famiglia e la sacralità del concetto di mamma e di papà, e arriva sui banchi delle scuole elementari con l’ideologia gender, rubando ai bambini fiabe e sogni” “Non bisogna tirare in ballo i bambini, non bisogna far passare l’idea di gender nelle scuole e uteri in affitto.” “penso che l’educazione dei figli sia compito primario di mamme e papà, non di altri” “Perchè nella stessa scuola dove si è ritenuto di non occuparsi di educazione sessuale, lasciando il compito alle famiglie, ora si vuole fare lezione sull’omosessualità?” Di cosa hanno paura la Destra ed il Vaticano che, in una nota ufficiale, arriva addirittura ad accusare la legge di violare il concordato laddove anche le scuole cattoliche possano essere coinvolte nell’azione educativa e culturale di prevenzione?
Oggi come allora
Sembra di essere tornati ai tempi del referendum sul divorzio del 1974. Anche allora, da parte degli avversari della legge, si usavano toni apocalittici. E’ rimasta famosa una frase di Fanfani segretario della Dc e promotore del referendum abrogativo: “Magari vostra moglie vi lascerà per scappare con qualche ragazzina”…. Oggi come allora si instilla il dubbio, la paura che conquiste civili sacrosante rappresentino l’inizio della fine, lo sgretolamento di un ordine morale che travolgerà tutto e tutti. Allora si pensava o si faceva finta di pensare che, con il diritto al Divorzio, nessun matrimonio si sarebbe salvato e che avrebbe aperto la strada all’omosessualità; oggi si fa altrettanto come se, solo riconoscere ed accettare il concetto di identità di genere e parlarne liberamente a scuola, potesse avere un effetto contagioso sull’orientamento sessuale degli alunni, come se la “filosofia gender” come la chiama Salvini fosse una tentazione da evitare. Oggi come allora si affrontano due visioni culturalmente opposte dell’essere umano. Una figlia dell’illuminismo, l’altra dell’oscurantismo religioso.
La libertà dalla paura, contro la paura della libertà.
26 giugno 2021