Gaza, il Novecento ed il Nuovo Mondo

Gaza, il Novecento ed il Nuovo Mondo

Ottobre 17, 2025 0 Di beppe orlando

Il Novecento, il secolo nuovo, i giovani e Gaza come risveglio delle coscienze e punto di non ritorno.

Dalle colonne di Repubblica si è acceso un dibattito dall’ampio respiro per cercare di capire ..”chi siamo e dove stiamo andando..” per usare le parole di uno dei protagonisti dell’ interessante e prezioso carteggio. Il sasso nello stagno lo ha gettato Alessandro Baricco con un articolo dal titolo: “L’addio dei ragazzi al Novecento”. A seguire interventi di Michele Serra, Stefano Massini, Corrado Augias , Michela Marzano ed infine di Umberto Galimberti.

La tesi di Baricco è che la nutrita ed inedita componente giovanile, protagonista delle diffuse manifestazioni pro Gaza,”.. scesa in piazza per rivendicare una propria idea della Storia e richiedere indietro il mondo a chi glielo stava scippando..” rappresenterebbe la punta di un emergente iceberg/nuovo mondo staccatosi volontariamente da un Novecento alla deriva. Un secolo morente che tallonato, appunto, da una nuova civiltà, spinta dalla rivoluzione digitale e nata per abbattere tutte le barriere ideologiche e posture nazionaliste all’origine delle tragedie novecentesche, reagirebbe resuscitando uno dei suoi  tratti identitari più forti: la guerra,  colpo di  coda di un animale morente e onda lunga di un disastro. Lo sguardo “fiducioso” di Baricco, pur non nascondendo il rischio di drammatici effetti collaterali,  è ispirato dalla convinzione che proprio le caratteristiche del mondo generato dalla rivoluzione digitale (abbattimento di muri e confini; informazione diffusa così  da non generare lo sclerotizzarsi delle idee o di assurgere a mito) siano talmente antitetiche alle politiche identitarie all’origine dei conflitti della prima metà del secolo scorso, da rappresentarne un efficace antidoto ,”..per non morire nello stesso modo dei padri.”

Tesi condivisibile o al contrario poco convincente? Nelle repliche alla tesi di Baricco si coglie in maggioranza un certo scetticismo nel merito  (Serra ed Augias) o relativamente alla prospettiva da cui osservare il problema  (Massini) o all’estremo,  nell’individuazione del vero problema sotto traccia che accomunerebbe i due secoli (Galimberti). Michela Marzano invece,  che come Baricco ha a che fare con l’insegnamento ed i giovani, ne abbraccia lo sguardo fiducioso e pieno di  speranza  

Quello che non mi convince della tesi di Baricco è soprattutto il suo schematismo , se mi posso permettere, persino un pò troppo semplicistico: il Novecento sinonimo unicamente di totalitarismi e guerre lasciato andare alla deriva da un nuovo secolo abitato da nativi digitali dotati, solo in quanto tali, degli anticorpi per non ricadere nelle nefandezze del secolo precedente. Una visione un pò ingenua che ricorda in parte l’utopia dell’Uomo Nuovo ne Il Colibrì di Sandro Veronesi.

Ma davvero il Novecento è tutto da buttare? Che fine hanno fatto allora la nascita delle democrazie e delle costituzioni liberali; le conquiste nel campo dei diritti civili e sociali ed il patto integenerazionale che va sotto il nome di Welfare-State? Non è forse anche tutto questo Novecento? Eliminare dal contesto il periodo che ha rappresentato , dopo i deliri suprematisti e nazionalisti , una rinascita dell’Umanesimo, tradotto nella forma democratica, significa falsare il problema. Relegare le nuove guerre come dirette appendici delle vecchie e non anche come prodotto delle democrazie in crisi è utile solo per assegnare al nuovo secolo una verginità che non possiede.

Così come il Novecento offre più chiavi di lettura, forse ancor più contraddittorio appare il secolo “digitale”, quello che secondo Baricco sarebbe in grado , solo in quanto tale, di tagliare alla radice la pianta infestante del suprematismo nazionalistico e del culto identitario di stampo novecentesco . Eppure Il ritorno dei revanscismi in Europa e negli Stati Uniti si sta registrando proprio in piena rivoluzione digitale ed attribuirlo ad un colpo di coda del Novecento ha di fatto poco senso visto che in mezzo ci sono stati almeno quattro decenni di democrazia diffusa. Le vere domande da affrontare , quindi, per comprendere davvero il rapporto tra l’oggi ed il passato riguardano il perché della debolezza delle democrazie e di un declino delle regole. propedeutici alla nascita dei nuovi conflitti. Una perdita di influenza alla quale non è estranea affatto quella rivoluzione digitale, elevata da Baricco a bibbia laica, ma che, proprio in quei “drammatici effetti collaterali”, da lui stesso paventati ma accettati come male minore, ha contribuito non solo all’imbarbarimento del linguaggio e della politica ma anche e soprattutto a sfilare dal raggio d’azione degli Stati, ingigantendoli a dismisura e rendendoli sovranazionali , i campi d’azione dell’economia e della finanza, che l’abbattimento delle barriere novecentesche ha trasformato nei veri soggetti politici del nuovo secolo e millennio. Una rivoluzione digitale che nata certo all’insegna della libertà di circolazione delle idee e della ricchezza, ha si migliorato molti aspetti della nostra vita, ma ha prodotto anche nella sua degenerazione algoritmica, la sclerotizzazione e la riduzione del pensiero a merce, oltre ad aver favorito il trasferimento di ricchezza, tecnologia e potere dagli Stati a soggetti privati mondiali, assurti a veri dominus politici del nuovo millennio.