A me gli occhi, please

A me gli occhi, please

Giugno 17, 2023 8 Di beppe orlando

Come in un film (e questo è iniziato trent’anni fa…), la cui riuscita non può prescindere da un finale ben congegnato, il funerale-spettacolo di Berlusconi non solo conclude degnamente la parabola dell’ italiano più discusso dal dopoguerra in poi, ma fa anche presagire l’inizio di qualcosa di diverso , una sorta di evoluzione ad uno stadio superiore, qualcosa che si avvicina alla sacralizzazione del mito, alla sua trasfigurazione in nume tutelare.

Ero poco più che trentenne quando un rampante e discusso giovane imprenditore, già salito agli onori della cronaca per l’acquisto del Milan e per l’assalto (riuscito) alle frequenze televisive, prodromiche alla costituzione di quello che diventerà un impero televisivo e causa delle dimissioni di mezzo governo democristiano, annuncia, nel video-messaggio che sarebbe passato alla storia, e ripropostoci all’ infinito in questi giorni, la sua “discesa in campo” .

Eravamo tutti in cerca di punti di riferimento dopo che Tangentopoli aveva prodotto, nel giro di pochi anni, la fine dei partiti di governo travolti dagli scandali, ma albergava in noi la speranza che, dopo l’inchiesta ed il conseguente “repulisti”, le forze sane del Paese potessero avere la meglio. L’annuncio, invece, di quello che era nell’aria da qualche mese e che speravamo non accadesse, fu per me e per tanti come me un vero shock.

E’ vero, aspettavamo un cambiamento, ma quell’uomo, cosí discusso, portatore di un conflitto di interessi gigantesco, già attenzionato dalla magistratura e cosí altro rispetto alla politica non poteva e non doveva essere la soluzione, e quello che disse in quel discorso, come e dove lo disse, furono per molti la prova tangibile del disastro verso il quale si stava dirigendo il Paese e per molti altri invece l’inizio di una fascinazione che si sarebbe di li a poco trasformata in idolatria.

Tutto in quel video-messaggio sapeva di inganno, di raggiro; la voce, la postura, le parole, erano quelle di un imbonitore, eppure, metà del Paese, decise di affidarsi a Lui, senza comprendere che quello era un tentativo (malcelato) di seduzione e che da quel connubio solo una parte ne avrebbe tratto vantaggio, mentre l’altra era destinata a trovarsi un giorno, sedotta e abbandonata.

La verità è che Berlusconi è stato un grande illusionista, capace di far apparire legale l’illegale, giusto l’ingiusto e onesto il disonesto. Ma per fare questo doveva liberare dal giogo dell’etica le categorie morali, per trasformarle in opzioni politiche, cosí da ridurre entrambe, il lecito e l’illecito, a semplici competitor, legittimati entrambi a contendersi il Paese. Abilissimo nel nascondere i propri interessi dietro quelli del Paese, fino a farne una cosa sola, grazie ad una potenza mediatica unica al mondo, ha trasformato se stesso nell’uomo della provvidenza e i suoi elettori in seguaci (e in quanto tali ciechi di fronte all’evidenza).

L’odierna e definitiva sublimazione di un uomo che della legalità ha fatto strame, in uno statista degno dei funerali di Stato e del lutto nazionale, è l’ultimo e più doloroso sberleffo a quanti si affannano a fare dell’onestà e del senso dello Stato la loro bussola e a quanti, per questo, hanno perso la vita.