Consensocrazia

Consensocrazia

Maggio 30, 2023 3 Di beppe orlando

La democrazia in Italia, grazie alla Costituzione che ne regola forme e poteri, è al riparo da derive autoritarie, o per meglio dire, ha in dotazione i pesi e i contrappesi per stroncare sul nascere ogni stortura, a patto però che queste si rivelino palesemente antidemocratiche. Ma esistono dei pericoli che sono tali pur non avendone le sembianze e che i nostri padri costituenti non potevano prevedere, per i quali il “sistema immunitario” della democrazia non possiede i necessari anticorpi.

La trasformazione della società avvenuta negli ultimi quarant’anni, soprattutto nel campo della comunicazione (televisioni anni 80/90 – internet e social media negli ultimi vent’anni), ha prodotto degli effetti “distorsivi” nel processo democratico che, come in un processo “autoimmune” , ne aggrediscono la natura stessa, andando a colpire il punto nevralgico del processo democratico, quello attraverso il quale il cittadino partecipa alla vita politica del paese realizzando l’art.3 della costituzione: informazione – formazione del giudizio – voto.

L’immediatezza della comunicazione web/televisiva che azzera quasi la distanza con l’elettore/consumatore e che, a differenza di quella stampata, sfugge l’approfondimento prediligendo, per sua natura, la semplificazione, spesso mistificatoria, ha trasformato radicalmente il modo di agire della politica, cambiandone non solo il linguaggio ma perfino il campo di azione. La politica si riduce cosí a ricerca del consenso e la ricerca del consenso, soprattutto con l’affermarsi dei social network come strumenti comunicativi di massa, grazie ad una pervasività inimmaginabile un tempo e resa possibile dall’Intelligenza artificiale (algoritmi), si trasforma in arte del condizionamento, della manipolazione, alimentata inoltre da un sondaggio perenne , uno strumento che rischia di perdere la sua neutralità, in un cortocircuito che coinvolge tutti i mezzi di comunicazione, nessuno escluso.

La politica, già a corto di visione e incapace a leggere i cambiamenti nonchè a fronteggiare le conseguenze del progresso tecnologico, soprattutto nel campo del lavoro, fugge dalla complessità del paese reale e dalla propria debolezza, per trasferirsi in un terreno a lei più congeniale perchè più semplice da affrontare dove va in onda un’ eterna partita, con in palio il consenso come scorciatoia per il potere. Un consenso a basso prezzo, in fondo: qualche bandiera identitaria, la demonizzazione dell’avversario, l’autoassoluzione rispetto al passato etc.. Una sterile battaglia dove tutti vincono a parte la Politica, la vera sconfitta, che abdica a se stessa, alla sua originaria missione. La politica per la quale l’ennesimo ed ultimo disastro ambientale non è stato che un tempo di quell’ eterna partita, una magnifica occasione, un affare capitato all’improvviso su cui lucrare il più possibile.

Ma se il consenso si mette in proprio stabilendo tempi e modi della politica che ne è o ne sarà della qualità della democrazia ? La prima conseguenza è che la riduzione della politica a mera costruzione del consenso e l’abbandono progressivo del presidio sociale si traducono nello sviluppo di zone franche prive di tutele e diritti, nella configurazione di uno Stato “a numero chiuso” del quale è sempre più difficile fare parte e nel quale, una volta usciti, non si rientra più. Uno Stato per pochi, votato da pochi, in una plastica dimostrazione di democrazia tradita, perchè limitata. L’aumento progressivo dell’astensione, assegna di fatto, ad un sempre più ristretto numero di persone, il destino del paese: nell’ultima tornata elettorale la coalizione vincente rappresenta, in termini di potenziale elettorato, poco più del 20% degli aventi diritto. Ma oltre al rischio di metabolizzare l’idea di una democrazia ridotta, un ossimoro di sè stessa, esiste quello che, nel disinteresse di buona parte del paese, obnubilato da un’informazione tanto continua, quanto superficiale e manipolata (e l’Intelligenza Artificiale non ha ancora dispiegato appieno le sue potenzialità …), una maggioranza/minoranza possa, senza violare la Costituzione, modificarla, cambiandone il senso.

Esiste un rapporto diretto tra qualità dell’informazione e qualità della democrazia, tra manipolazione della parola e falsificazione del processo democratico. Oggi tutelarne la qualità e l’indipendenza è sempre più difficile. Ci si domanda spesso se il modello di democrazia occidentale , cosí come lo abbiamo conosciuto, sarà in grado di sopravvivere ai cambiamenti in atto. Quella dell’informazione è una strada che porta dritta al cuore della democrazia. Solo facendo continua manutenzione ad un bene cosí prezioso, evitandone abusi e appropriazioni inedibite, la democrazia potrà essere più forte di ogni cambiamento. .