I diritti, la guerra ed il Cigno Nero

I diritti, la guerra ed il Cigno Nero

Aprile 22, 2024 4 Di beppe orlando

È come se il tempo dell’umano sentire avesse invertito la rotta. Mentre quello della tecnologia e della scienza procede spedito   verso un futuro ricco di “promesse” , il tempo del senso di noi, di quello che siamo e vorremmo essere ed il tempo della speranza, non riescono a tenere il passo, anzi. Come disorientati e impauriti, siamo tentati dal percorso inverso, quasi che la spinta propulsiva dell’illuminismo, dell’umanesimo e della loro migliore  applicazione possibile in politica, la democrazia, avesse esaurito la propria energia, tanto da non riconoscere più, come naturale compagno di viaggio, una scienza capace di migliorare le condizioni del nostro vivere.

Ovunque, anche nell’Occidente laico ed illuminato, l’Occidente del progresso scientifico e dei diritti civili, le acque sono agitate da una recrudescenza di pulsioni identitarie ed il tema religioso, brandito spesso pretestuosamente, ritorna ad insidiare la politica ed avvelena il rapporto tra gli Stati. La visione laica del bene pubblico con annessa libertà di scelta ed il diritto internazionale regolatore dei conflitti tra Stati, sembrano lasciare il posto ad una visione irreggimentata e confessionale dello Stato e ad un pericoloso avanzare di un “diritto del più forte” in campo internazionale.

L’attacco ai diritti come l’aborto, in nome di una visione “etica” dello Stato e lo sdoganamento del tabù del conflitto militare come opzione possibile, stridono in maniera inaccettabile con l’idea di progresso e di futuro. In una sorta di maleficio moderno, il Cigno Nero dell’incomunicabilità , degli egoismi identitari e dei fondamentalismi religiosi sorge dalle ceneri di un passato che credevamo sconfitto per sempre con l’intento di ipotecare presente e futuro.

Di fronte alla forza “centrifuga” di una ricerca scientifica e tecnologica sempre più performante che ha modificato e modificherà ancora il modo di produrre, ma che se gestita in ottica “umana” potrebbe essere in grado di migliorare le condizioni di vita e ambientali (salute e lavoro) e a strascico estendere la sfera dei diritti, coniugando cosí tensione al progresso e rafforzamento delle libertà (libertà di pensiero e relazionale; libertà dal lavoro faticoso, dalle malattie e da un fine vita doloroso) la Politica risponde incerta, balbetta e si divide. Manca un nuovo pensiero, una nuova visione in grado di non lasciare per strada, percorrendo quella del Progresso, la Giustizia Sociale.

Se vogliamo che non prevalga la forza “centripeta” e distruttrice del Cigno Nero, che si fa forza della paura del nuovo e delle debolezze della Democrazia, va ripensata per intero la nostra Società. Va ripensato il nostro modo di distribuire una ricchezza che sempre meno dipende dal Lavoro e si accentra nelle mani di pochi, tendenza che le nuove tecnologie non potranno che accentuare; un nuovo welfare che tenga conto dell’invecchiamento della popolazione e nuove politiche demografiche; ma soprattutto è indispensabile una riforma fiscale che “aggredisca” la ricchezza non più e non solo dove viene prodotta (lavoro e aziende) ma soprattutto dove la stessa si accumula e cresce indisturbata.

L’Occidente è a un bivio epocale. È, nel complesso, tecnologicamente e finanziaramente ricco come non mai, ma sempre più “ingiusto” e nonostante sia estremamente povero di idee, dovrà decidere, ed in fretta anche, pena il decadimento delle Democrazie, quale delle due strade imboccare: se rendere le nuove tecnologie un moltiplicatore di opportunità e di libertà, o al contrario, un’arma pericolosa in mano alle Autocrazie.