Il Borgomastro di Furnes di G. Simenon
“Lo chiamavano Baas, e cioè padrone, non solo a casa sua, non solo nella sua manifattura di sigari, ma anche in municipio, al caffè e addirittura per strada..”
Joris Terlink è il borgomastro di Furnes. È un uomo autoritario, feroce e non disposto al compromesso. Il suo rapporto con la cittadinanza e con gli avversari politici, sembra più quello di un sovrano coi suoi sudditi: La città era cosa sua, come la manifattura di sigari, e lui la amministrava allo stesso modo..”
Joris letteralmente domina. Domina sulla città e domina come un Ras tra le pareti domestiche che però custodiscono gelosamente, dietro una porta dotata di spioncino, un segreto ed un dolore inconfessabili: “subito cessò un canto…dall’altra parte l’oscurità era totale..a stento si riconosceva un corpo raggomitolato su un letto..” Nulla sembra scalfirlo, circondato com’è da un aura che incute timore e che tiene tutti lontani e al tempo stesso desiderosi di compiacere, in un perenne stato di soggezione che non fa che rafforzare nel Borgomastro il disprezzo per i deboli.
Ma quella di Joris, è una figura complessa. All’apparenza granitica e dotata di un autoritarismo fine a se stesso, si rivelerà invece, non solo dotata di una sua logica, nell’ergersi ad argine contro i primi segni della .modernizzazione e a difesa della tradizione, in una continua battaglia per il potere, dove nessuno gioca a carte scoperte, ma anche capace di un’umanità che però, una volta svelata, lo porterà alla sconfitta. Saranno le conseguenze di un fatto di sangue a deviare il normale corso degli eventi e ad incrinare le certezze di Joris, a maturare in lui un nuovo desiderio che lo renderà vulnerabile e attaccabile.
Il Borgomastro di Furnes è un racconto sul potere, sul suo rapporto stretto con la paura, senza la quale non potrebbe esistere e perpetuarsi in eterno e sul labile confine tra la forza e la debolezza. Una metafora cucita in maniera esemplare sulla figura di Joris che non viene sconfitto dall’uso che fa del suo potere, ma solo da un barlume di umanità. Umanità che, nell’ora della disfatta, sembra conferirgli una nuova consapevolezza, una forza diversa : “Mai in vita sua era stato cosí calmo, cosí lucido…”