Il diritto alle tasse

Il diritto alle tasse

Marzo 15, 2024 4 Di beppe orlando

Dietro la benevolenza “fiscale” della Destra al governo nei confronti di alcune categorie economiche e di quanti le tasse le evadono, oltre al marketing elettorale, si cela un’idea dell’Economia e del Fisco quasi ottocentesca: quella degli “animal spirit” del capitalismo che deve essere libero di creare ricchezza senza lacci e lacciuoli, ivi compresa la tassazione progressiva, con lo Stato che deve rinunciare al ruolo di “regolatore”, che tanto un po’ di ricchezza cola anche verso le classi più povere….

Nel contesto di una rivoluzione digitale senza paragoni che ha stravolto, e lo farà ancor di più in futuro, il mondo del lavoro e la distribuzione della ricchezza a vantaggio delle classi più abbienti e di un aumento esponenziale delle diseguaglianze , il nostro Governo, nonostante l’Italia sia zavorrata di un debito pubblico monstre, abbraccia una riforma fiscale che va nella direzione di accentuare le ingiustizie.

Ma davvero, come sottintende la nostra Premier, lo Stato deve limitarsi a guardare lasciando il compito e il privilegio di produrre ricchezza alle sole imprese in linea con quel “laissez faire”, soprattutto in campo fiscale, che non fa che tradursi in cessione di ricchezza e quindi di una bella fetta di quella sovranità tanto sbandierata quanto disattesa? Ma soprattutto non è palesemente anacronistico rispolverare lo stereotipo economico più smentito da due secoli di storia economico-finanziaria?

Che la concentrazione di ricchezza in poche mani possa tradursi automaticamente, “a cascata”, in ricchezza diffusa, resta una teoria economica talmente poco credibile che nel 2022 è costata addirittura il posto al Primo ministro (conservatore) inglese, Liz Truzz, che, contro la sua proposta di riduzione delle imposte ai più ricchi, si è trovata contro nientemeno che la seconda piazza finanziaria mondiale, dimostrando come persino i mercati sembrino più consci e preoccupati della Politica, circa il disequilibrio finanziario degli Stati alle prese con debiti pubblici crescenti e perdita di “sovranità fiscale” a causa della rivoluzione digitale, della globalizzazione e della delocalizzazione di tante attività economiche.

Quello che sfugge alla Destra Italiana ed alle Destre in genere è che senza la “ricchezza differita” cioè quella generata dagli Stati attraverso la Sanità, la Previdenza, i Trasporti, l’Istruzione e la Ricerca ed in generale i servizi ai cittadini, non si genera nè domanda aggregata, nè ricchezza diffusa. Compito di uno Stato democratico non è quello di trasformare il terreno dell’ economia, delle relazioni sociali, del lavoro e dei diritti in genere in una giungla dove il più forte vince. Compito di uno Stato democratico è quello di realizzarla davvero la Democrazia assicurando a tutti indistintamente, nel nome del principio di uguaglianza, la possibilità di un benessere economico e civile.

Ma per fare questo occorrono risorse. Le tasse non saranno bellissime ma versare il giusto, in relazione alle proprie capacità e non all’astrazione di uno Stato altro da noi, ma a noi stessi, alla nostra comunità, attraverso lo Stato, è la forma più alta di partecipazione civica. Partecipare alla crescita della nostra comunità è partecipare alla cosa pubblica, è fare politica. Attraverso le imposte realizziamo il dettato dell’art.3 della nostra Costituzione.

Le tasse sono sí un dovere, ma quello di assicurare il diritto ad avere dei diritti, ivi compreso quello di una tassazione giusta e pagata da tutti.