Il diritto alle tasse
Dietro la benevolenza “fiscale” della Destra al governo nei confronti di alcune categorie economiche e di quanti le tasse le evadono, oltre al marketing elettorale, si cela un’idea dell’Economia e del Fisco quasi ottocentesca: quella degli “animal spirit” del capitalismo che deve essere libero di creare ricchezza senza lacci e lacciuoli, ivi compresa la tassazione progressiva, con lo Stato che deve rinunciare al ruolo di “regolatore”, che tanto un po’ di ricchezza cola anche verso le classi più povere….
Nel contesto di una rivoluzione digitale senza paragoni che ha stravolto, e lo farà ancor di più in futuro, il mondo del lavoro e la distribuzione della ricchezza a vantaggio delle classi più abbienti e di un aumento esponenziale delle diseguaglianze , il nostro Governo, nonostante l’Italia sia zavorrata di un debito pubblico monstre, abbraccia una riforma fiscale che va nella direzione di accentuare le ingiustizie.
Ma davvero, come sottintende la nostra Premier, lo Stato deve limitarsi a guardare lasciando il compito e il privilegio di produrre ricchezza alle sole imprese in linea con quel “laissez faire”, soprattutto in campo fiscale, che non fa che tradursi in cessione di ricchezza e quindi di una bella fetta di quella sovranità tanto sbandierata quanto disattesa? Ma soprattutto non è palesemente anacronistico rispolverare lo stereotipo economico più smentito da due secoli di storia economico-finanziaria?
Che la concentrazione di ricchezza in poche mani possa tradursi automaticamente, “a cascata”, in ricchezza diffusa, resta una teoria economica talmente poco credibile che nel 2022 è costata addirittura il posto al Primo ministro (conservatore) inglese, Liz Truzz, che, contro la sua proposta di riduzione delle imposte ai più ricchi, si è trovata contro nientemeno che la seconda piazza finanziaria mondiale, dimostrando come persino i mercati sembrino più consci e preoccupati della Politica, circa il disequilibrio finanziario degli Stati alle prese con debiti pubblici crescenti e perdita di “sovranità fiscale” a causa della rivoluzione digitale, della globalizzazione e della delocalizzazione di tante attività economiche.
Quello che sfugge alla Destra Italiana ed alle Destre in genere è che senza la “ricchezza differita” cioè quella generata dagli Stati attraverso la Sanità, la Previdenza, i Trasporti, l’Istruzione e la Ricerca ed in generale i servizi ai cittadini, non si genera nè domanda aggregata, nè ricchezza diffusa. Compito di uno Stato democratico non è quello di trasformare il terreno dell’ economia, delle relazioni sociali, del lavoro e dei diritti in genere in una giungla dove il più forte vince. Compito di uno Stato democratico è quello di realizzarla davvero la Democrazia assicurando a tutti indistintamente, nel nome del principio di uguaglianza, la possibilità di un benessere economico e civile.
Ma per fare questo occorrono risorse. Le tasse non saranno bellissime ma versare il giusto, in relazione alle proprie capacità e non all’astrazione di uno Stato altro da noi, ma a noi stessi, alla nostra comunità, attraverso lo Stato, è la forma più alta di partecipazione civica. Partecipare alla crescita della nostra comunità è partecipare alla cosa pubblica, è fare politica. Attraverso le imposte realizziamo il dettato dell’art.3 della nostra Costituzione.
Le tasse sono sí un dovere, ma quello di assicurare il diritto ad avere dei diritti, ivi compreso quello di una tassazione giusta e pagata da tutti.
Condivido l’analisi e, confesso, sono veramente inferocita non solo contro gli evasori, ma anche contro i furbetti che si accontentano di un po’ di sconto e alimentano il sommerso.
Non è che noi italiano siamo più o mento tutti furbetti e che “fregare lo stato” fa parte del nostro DNA ?
Dopo tutto siamo un paese “giovane” e l’unità dello stato con i suoi governi sono sempre stati subiti dalle classi popolari. Ma è un discorso lungo e complesso che non si presta a semplificazioni.
Donatella Beatini
Hai ragione nel dire che lo Stato (giovane) è sempre stato considerato altro da noi, ma aldilà di questo, è la cattiva politica, debole, impreparata e schiava del consenso, a produrre le diseguaglianze
Grazie del bel commento.
Caro Beppe hai fatto come al solito un’analisi inappuntabile e che condivido in pieno sulla quale non c’è molto da aggiungere.Il problema è che l’evasione fiscale gode di una generale e trasversale approvazione e benevolenza .Una sorta di indulgenza auto assolutoria in un paese dove nell’immaginario collettivo l’evasione non è vista affatto un reato al contrario p.es degli Stati Uniti (che peraltro è un paese che non amo affatto.).Il primo pensiero che ho fatto è che è stata una sorta di “marchetta”data alla Lega che da anni in maniera ossessiva ,fastidiosa e personalmente insopportabile insiste sulle “vessazioni’verso i piccoli
commercianti,artigiani .. In pratica basterà resistere 5 anni per farla franca e poi tutto si stralcia..Una delle peggiori riforme della storia della Repubblica in spregio ai tanti contribuenti onesti ma la politica della Destra è anche questa:manganellate agli studenti,propaganda stucchevole dei “successi” del governo grazie a un’informazione ben orchestrata e una strizzatona d’occhio agli evasori al contrario della sinistra da sempre vessatoria verso i contribuenti..Un teatrino che però non indigna quanto si dovrebbe sia perché i” beneficiari” sono numerosi sia perché l’evasione è un fatto endemico e quasi inevitabile nella storia italiana dove i torti vengono rovesciati per la serie’io evado ma cosa che vuoi che sia rispetto alla corruzione dei governi ?”Oppure io evado ma i veri evasori sono le multinazionali con sede all:estero che pagano cifre irrisorie (e questo è anche vero)Un po’ come per la mafia “la vera mafia è a Roma”.Insomma le colpe sono sempre marginali e vanno rovesciate..Un brutto vizio tutto italiano che purtroppo è generalizzato a tutti i i ilvelli..
Grazie per il tuo commento. Il vero problema dell’evasione fiscale è legato alla mancata realizzazione della democrazia sostanziale perchè esiste un legame diretto tra la giustizia sociale e quella fiscale.
A presto.