Il valore affettivo – un libro di Nicoletta Verna
Come scriveva Tolstoj ogni famiglia infelice lo è a modo suo. E la storia potente raccontata da Nicoletta Verna non fa certo eccezione
Bianca vive a Roma. L’ appartamento dove si sveglia ogni mattina è un superattico con vista Colosseo ed il compagno un chirurgo di fama internazionale e sono entrambi giovani e molto belli. Ma tutto questo non è che una messa in scena e la regista di questa finzione è proprio Bianca. Nulla di quanto si circonda è veramente autentico , ma solo funzionale al suo scopo, a quel piano a cui ha deciso di dedicare la sua vita, per farne il riscatto di quanto accadde quando, all’età di sette anni, perse la sorella Stella e che condusse alla dissoluzione della sua famiglia.
Dietro la facciata di una donna alla quale sembra non mancare nulla, si cela in realtà un disagio grave, quasi uno sdoppiamento della personalità che, scopriamo pagina dopo pagina, consente a Bianca di sopravvivere ad un senso di colpa distruttivo che la accompagna dal giorno della scomparsa di Stella, trovando rifugio nella “confortevole”ossessione della indistruttibilità degli oggetti ed al loro sempiterno riutilizzo, metaforica ricomposizione di ciò che si è rotto.
Il senso di colpa, ingigantito dalle circostanze misteriose dell’incidente occorso alla sorella, e soprattutto il piano concepito, appaiono così a Bianca l’unica strada possibile per elaborare le conseguenze della disgrazia. Ma Bianca non ha fatto i conti fino in fondo col proprio destino, ed il feroce e tragico crollo dell’illusione che un’altra vita possa surrogare quella persa, le consentirà inaspettatamente di conoscere la verità di quanto accadde quel giorno in cui la sua vita si spezzò e sarà proprio la sua “dolce” ossessione, “gli oggetti che le persone lasciano, con quello che chiamano il valore affettivo” a salvarla da se stessa: “Sento qualcosa che somiglia ad una piccola tristezza, farsi largo tra i pensieri. Non la riconosco da anni la tristezza, nè la malinconia, nè la pena per me stessa, e adesso che esplodono, sembrano una specie di consolazione, una specie di amore…”