La democrazia digitale
A proposito della petizione “pro dimissioni del ministro della Giustizia, Nordio” promossa dal “Fatto Quotidiano” e sottoscritta da 40 mila cittadini in mezza giornata, ed in generale sulla “digitalizzazione” del processo democratico, su Repubblica di ieri Concita De Gregorio ha pubblicato un interessante articolo dal titolo “Perché la democrazia digitale ci rende meno liberi”.
“E’ una truffa far credere all’uomo della strada che è lui a decidere, ma funziona….ciascuno desidera sentirsi padrone e non strumento, la supremazia dell’autostima muove i giochi, soprattutto quando è infondata. Però è una truffa, ed è anche molto pericolosa, la sensazione indotta che la democrazia del clic abbia il potere di cambiare un governo. Il potere lo ha chi tira i fili….la conoscenza, unico possibile riscatto, è stata declassata ad odioso privilegio…che sia l’uomo della strada a dire la sua: ecco la vera rivoluzione di popolo…..E’ questa la modernità? O è il level five di un video gioco che si è sostituito alla vita reale , un televoto universale per cui decidi chi resta e chi esce , come a X Factor, dalla poltrona di casa col tuo telecomando?”…la democrazia virtuale è diventata il tribunale supremo: la popolarità si misura in follower, la seduzione, l’inganno, il commercio, insomma, determinano chi conta, chi influenza e chi no..”
Forse che la truffa ai danni del cittadino- elettore non è in corso da anni, nonostante il processo democratico sia totalmente “analogico”? C’è differenza tra apporre una croce su di un simbolo senza aver voce in capitolo sulla selezione della classe politica e sui programmi e fare altrettanto con un clic? Ho l’impressione che la giornalista di Repubblica confonda il mezzo con il problema, anche se il mezzo concorre sicuramente ad aggravarlo il problema. Il pericolo per la democrazia viene da lontano, non alberga nella modernità anche se, e qui la De Gregorio ci prende, la modernità va presidiata e regolata, non accettata salvificamente come progresso tout-court.
La formazione della classe politica, la crisi della rappresentanza dovuta ad una legge elettorale che depriva l’elettore, l’involuzione dei partiti politici che la Costituzione all’art. 49 (a quando una legge attuativa?) indica come la forma, attraverso la quale, il cittadino partecipa attivamente alla vita politica ma che, privi di regole, si sono ridotti a centri di potere autoreferenziali dediti alla sola ricerca ossessiva del consenso, incapaci come sono a “leggere” i cambiamenti e a progettare il futuro e l’informazione politica che già prima del web ha ridotto l’analisi e la conoscenza a slogan ingannevoli (la seduzione, l’inganno, il commercio….) rappresentano, queste sí, IL VERO PROBLEMA DEMOCRATICO.
Nel mio libro, “Le Zone Franche della Democrazia” ho cercato di dare delle risposte e di indicare le soluzioni per ridare dignità alla Politica intervenendo laddove l’assenza di regole lascia il cittadino-elettore in balia del nuovo o del più forte svuotando la democrazia e trasfigurandola in un guscio vuoto, un bel vestito con sotto niente.
La Costituzione garantisce le petizioni da presentare alle Camere. Quelle on line è da capire che fine fanno, oltre che a creare e muovere consensi o meno.
https://www.trend-online.com/diritto/petizioni-online-valore-legale/
come indicato dal link le petizioni online su piattaforme hanno un valore ed un ‘utilità simbolica
mancando dei requisiti necessari, ma possono essere utili per “smuovere le acque”….ma le petizioni previste dalla costituzione non contemplano e mai potrebbero la richiesta di dimissioni di un ministro….
come indicato dal link le petizioni online su piattaforme hanno un valore ed un ‘utilità simbolica
mancando dei requisiti necessari, ma possono essere utili per “smuovere le acque”….ma le petizioni previste dalla costituzione non contemplano e mai potrebbero la richiesta di dimissioni di un ministro….