La destra italiana e la libertà
Ci risiamo: dopo le decretazioni d’emergenza (Dpcm), le chiusure, l’uso della mascherina e il coprifuoco, ora è il turno dei vaccini a fare da cartina al tornasole dell’ impaccio culturale e lessicale della Destra Italiana che, proprio, non riesce a far pace col tema della libertà e dei diritti. “Nazismo vaccinale” (copyright Claudio Borghi deputato leghista) è l’ultima iperbole coniata per raffigurare una realtà rovesciata: una tirannide “sanitaria” che fa strame delle libertà individuali. E’ sorprendente, quasi un ossimoro, che la Destra Italiana, storicamente allergica (per tradizione e vocazione) al concetto di libertà, scopra improvvisamente, quasi per caso, alla stregua di un ritrovamento fossile, quel lato dell’essere umano figlio dell’illuminismo e portatore di diritti universali, che tanta repulsione ha sempre esercitato in quella destra reazionaria e fascista, sua parente neanche troppo alla lontana e mai abiurata, anzi. E qui casca l’asino. Dietro questa narrazione, tanto pretestuosa, quanto frutto di una precisa strategia “politica”, non è difficile intravedere il solito “difetto di fabbrica” nel dna della Destra Italiana, genesi del travisamento e dell’incapacità di avere uno sguardo più ampio e più profondo dell’essere umano che consenta di scorgere il legame indissolubile tra la libertà individuale e quella collettiva, tra i diritti e i doveri. “La libertà (diceva Jean Jacques Rousseau) non consiste tanto nel fare la propria volontà quanto nel non essere sottomessi a quella altrui. Se è vero com’è vero che la libertà si sostanzia nell’essere titolari di diritti e nella facoltà di esercitarli e che in una società i diritti sono per definizione collettivi, come si può conciliare la tutela della salute collettiva (art 32 della costituzione) con la scelta di non tutelare la propria, in nome di un principio astratto di libertà, quando proprio la mancata tutela della propria di salute mette a rischio quella di tutti? Sarebbe come consentire, sempre in nome di un principio astratto, di non rispettare i limiti di velocitá in autostrada o il divieto di fumare nei luoghi pubblici. Non è un caso che la disputa tra diritto del singolo e diritto collettivo, che non può che risolversi a danno del primo, qualora antitetico al secondo, e felicemente riassunta nella celebre frase: “Il diritto di agitare il mio pugno finisce dove comincia il naso dell’altro uomo”, abbia trovato asilo ed una sponda politica nella Destra Italiana. E qui veniamo al vero problema che ci differenzia dalle maggiori democrazie europee: l’assenza in Italia di una formazione politica di destra che, facendo propri i valori costituzionali, non cerchi il consenso stimolando gli istinti peggiori dell’essere umano, declinando il concetto di responsabilità come un insieme di lacci e lacciuoli in danno alla libertà individuale. Oggi è la convivenza con la pandemia che ci impone di fare delle scelte, di darci delle regole, regole che oggi come ieri rappresentano il nervo scoperto, la vera allergia della Destra Italiana che dietro il goffo sbandieramento di improvvisati vessilli libertari nasconde in realtà la solita e mai sopita attrazione per gli “animal spirit” , versione aggiornata del “me ne frego” di mussoliniana memoria.
24/7/21