La Pace e le parole sbagliate

La Pace e le parole sbagliate

Marzo 24, 2025 4 Di beppe orlando

Sono le parole che, abbandonate tra pagine polverose che nessuno apre più, cercano un’altra via per non morire di solitudine, o siamo noi, sempre più incapaci di comprenderne le sfumature e quindi il significato profondo, ad attuare quell’eterna e rassicurante semplificazione che ci consente di aggirare il complesso compito di andare a fondo alle cose prima di giudicare?

Lo scontro di questi giorni intorno alla parola Pace trasformata nella sua proiezione ideologica, è l’ultimo esempio dell’incapacità a ragionare tipica del nostro tempo che alla riflessione preferisce lo schieramento mascherato da opinione: “ …se pensi che devi difenderla allora non sei per la pace vera, quella che basta la parola, che basta da sola a fare un mondo migliore etc….”, come se della Giustizia potesse bastare l’idea e non la difendessimo invece tutti i giorni con le leggi e le pene, come se l’ Uguaglianza piovesse dal cielo e non andasse costruita e difesa giorno dopo giorno dall’ egoismo umano, armato fino ai denti.

Sarà forse l’abbandono delle ideologie del Novecento, ferrivecchi inservibili, che ci fa sentire il bisogno di trovare dei sostituti, fatto sta che, in questo tempo delle falsità mezze vere e delle verità mezze false, ci aggrappiamo o per meglio dire ci accaparriamo delle parole, affinché ci definiscano e ci differenzino col risultato di assegnare loro un ruolo che non avrebbero, quello di disegnare un modello di società, quasi un metro di giudizio per tutto. Ed è così che mentre lo facciamo diventano subito divisive, arrivando all’assurdo che persino la parola pace genera il conflitto.

Da pace a pacifismo il passo è breve ma la differenza è molta. Nel momento in cui mi definisco pacifista e assegno un ruolo identitario alla parola pace , contestualmente sto già dicendo che chi non si definisce tale non ama la pace il che ovviamente è un’enorme sciocchezza. Al tempo stesso avendo trasformato la parola in una sub-ideologia, estremizzo il concetto e non accetto distinguo alcuno, in un atteggiamento fideistico, concettualmente dispotico e intellettualmente violento, tipico di ogni estremismo. Quello che non capiscono coloro che si definiscono pacifisti è che al contrario di quello che credono , è proprio quel definirsi tali ad “armare” e a rendere bellicista la pace, come chi evoca un Dio guerriero in politica.

Lenin definiva l’estremismo “malattia infantile del comunismo”. Oggi che il Novecento è archiviato insieme al bene ed al male che ne sono derivati, la tendenza “umana” all’estremizzazione semplicistica è più viva che mai, forse perché la conoscenza che è il suo contrario passa attraverso l’uso corretto delle parole, non proprio una caratteristica del nostro tempo. Quando le parole diventano ostaggio ed armi da brandire è segno che si sta oltrepassando un limite, che si sta producendo una lacerazione che può risultare assai difficile da ricucire.