
La Pace e le parole sbagliate
Sono le parole che, abbandonate tra pagine polverose che nessuno apre più, cercano un’altra via per non morire di solitudine, o siamo noi, sempre più incapaci di comprenderne le sfumature e quindi il significato profondo, ad attuare quell’eterna e rassicurante semplificazione che ci consente di aggirare il complesso compito di andare a fondo alle cose prima di giudicare?
Lo scontro di questi giorni intorno alla parola Pace trasformata nella sua proiezione ideologica, è l’ultimo esempio dell’incapacità a ragionare tipica del nostro tempo che alla riflessione preferisce lo schieramento mascherato da opinione: “ …se pensi che devi difenderla allora non sei per la pace vera, quella che basta la parola, che basta da sola a fare un mondo migliore etc….”, come se della Giustizia potesse bastare l’idea e non la difendessimo invece tutti i giorni con le leggi e le pene, come se l’ Uguaglianza piovesse dal cielo e non andasse costruita e difesa giorno dopo giorno dall’ egoismo umano, armato fino ai denti.
Sarà forse l’abbandono delle ideologie del Novecento, ferrivecchi inservibili, che ci fa sentire il bisogno di trovare dei sostituti, fatto sta che, in questo tempo delle falsità mezze vere e delle verità mezze false, ci aggrappiamo o per meglio dire ci accaparriamo delle parole, affinché ci definiscano e ci differenzino col risultato di assegnare loro un ruolo che non avrebbero, quello di disegnare un modello di società, quasi un metro di giudizio per tutto. Ed è così che mentre lo facciamo diventano subito divisive, arrivando all’assurdo che persino la parola pace genera il conflitto.
Da pace a pacifismo il passo è breve ma la differenza è molta. Nel momento in cui mi definisco pacifista e assegno un ruolo identitario alla parola pace , contestualmente sto già dicendo che chi non si definisce tale non ama la pace il che ovviamente è un’enorme sciocchezza. Al tempo stesso avendo trasformato la parola in una sub-ideologia, estremizzo il concetto e non accetto distinguo alcuno, in un atteggiamento fideistico, concettualmente dispotico e intellettualmente violento, tipico di ogni estremismo. Quello che non capiscono coloro che si definiscono pacifisti è che al contrario di quello che credono , è proprio quel definirsi tali ad “armare” e a rendere bellicista la pace, come chi evoca un Dio guerriero in politica.
Lenin definiva l’estremismo “malattia infantile del comunismo”. Oggi che il Novecento è archiviato insieme al bene ed al male che ne sono derivati, la tendenza “umana” all’estremizzazione semplicistica è più viva che mai, forse perché la conoscenza che è il suo contrario passa attraverso l’uso corretto delle parole, non proprio una caratteristica del nostro tempo. Quando le parole diventano ostaggio ed armi da brandire è segno che si sta oltrepassando un limite, che si sta producendo una lacerazione che può risultare assai difficile da ricucire.
La mia generazione, quanto meno io stessa, ho sempre sentito come imperativo categorico la necessità di essere informata. Ho coltivato la speranza in un mondo migliore, ho lottato contro il neoliberismo economico e contro la globalizzazione; ho mal sopportato governi italiani passati ed il presente e vivo(?): ho sempre fatto la mia parte, sia come madre che come insegnante, almeno lo spero.
Oggi ho paura: tutti parlano di pace, ma in realtà preparano la guerra. Trump stesso è guerra.
La EU suggerisce kit di sopravvivenza per le “emergenze”; gli stati decidono di aumentare i finanziamenti all’industria bellica a discapito del sociale; la Germania si riarma.
E nn voglio parlare delle condizioni politiche, sociali, civili e di guerre in corso del medio oriente ne’ dell’ oriente, di cui ci giungono informazioni quotidiane
Aiuto!
Ciao Donatella, il tuo disorientamento è anche il mio. Come tu dici abbiamo sempre fatto la nostra parte e fosse per noi il mondo sarebbe certamente migliore, purtroppo però all’improvviso il mondo intero sembra in preda ad un delirio ingovernabile…
Noi possiamo solo continuare a fare del nostro meglio sperando che basti…
A presto e grazie per il tuo intervento
Caro Beppe come hai fatto ragionamenti meritevoli di attenzione..La parola pace ha molte sfaccettature.Puo’nascere da motivazioni etico-religiose per cui ogni conflitto è da biasimare e condannare a prescindere come può avere uno sfondo pragmatico per cui ogni conflitto deve essere affrontato e risolto con il dialogo..In questi tempi purtroppo c’è il rischio di una radicalizzazione del pensiero e delle posizioni e questo è il risultato di un’intolleranza crescente e di un nichilismo diffuso .Il risultato è che non solo si estremizzano le posizioni ma si creano equivoci sulla parola”Pace”.che di fatto viene abusata.Ci si arma per difendere la pace in nome di un attacco russo totalmente irrealistico e che arricchiranno ulteriormente le lobbies delle armi..E penso al medio oriente dove la parola pace viene evocata ma si continua a bombardare .Trump si presenta come “uomo di pace” ma tace sui crimini commessi a Gaza,deporta in catene gli immigrati irregolari,crea conflitti con l’Europa tra volontà di annessioni velleitarie.Un personaggio divisivo ma che ha una folto schieramento di seguaci..E allora non ha senso di parlare di pacifisti contro anti pacifisti proprio perché sono concetti concettualmente privi di ogni significato..
Il risultato è quello di un profondo scoramento perché mi rendo conto(ma non solo io)che molte battaglie ideali che abbiamo sostenuto sono andate perdute ma soprattutto non sono capite in un mondo dove ormai vige la regola della semplificazione radicale delle posizioni ..Da vecchio obiettore di coscienza sono amareggiato e la non violenza Gandhiana che è stata un modello per una certa generazione ora sembra preistoria…
Ciao Alberto, siamo in una nuova Torre di Babele dove le parole hanno perso il loro significato ed è come se fossimo diventati tutti muti…una sorda cacofonia.
A presto e grazie come sempre