La povertà  e la farfalla

La povertà e la farfalla

Ottobre 30, 2023 1 Di beppe orlando

I dati diffusi dall’Istat sulla povertà in Italia, dovrebbero, per la loro dimensione, risuonare gravi e preoccupanti, come per un paziente critico i cui esami rivelassero un peggioramento : “Nel 2022 sono poco più di 2,18 milioni le famiglie in povertà assoluta, per un totale di oltre 5,6 milioni di individui. Il fenomeno mostra una maggiore diffusione rispetto al 2021; l’incidenza a livello familiare risulta, infatti, pari all’8,3% e quella individuale arriva al 9,7% mentre, secondo i dati ricostruiti, nel 2021 i corrispondenti valori si attestavano, rispettivamente, al 7,7% e al 9,1%.

Ma la notizia che un decimo degli italiani, tanti quanto la somma della popolazione di Piemonte e Liguria, vive in condizione di assolutà povertà, al di là di qualche trafiletto nei quotidiani e pochi minuti nei telegiornali, non mi pare che abbia scosso più di tanto la politica tutta, nè tanto meno l’informazione diffusa, entrambi in altre faccende affacendati.

L’assenza o quasi di significative reazioni aggrava ancor di più, se possibile, il quadro rendendo concreto Il rischio che si faccia strada la percezione della povertà come una conseguenza inevitabile da affrontare tuttalpiù con misure “caritatevoli” (leggi bonus..), e che il Paese si abitui definitivamente a conviverci, arrivando a comportarsi come quel malato che, indifferente ai rischi che corre, continua a reiterare cattive abitudini.

Ma la povertà non è un destino ineluttabile, nè un castigo di Dio, semmai degli uomini. Come nella teoria dell’ “effetto farfalla” di Lorenz (un battito d’ali può scatenare un’uragano…) per cui singole azioni sono in grado di determinare il futuro, così il diffondersi della povertà non è che la conseguenza diretta e inequivocabile di scelte ed errori passati e presenti.

La condizione così diffusa di povertà in Italia segue di pari passo quella del nostro Stato. Attenzione, non del paese, giacchè la media della ricchezza personale, anche se in calo, non è così distante da quella tedesca o francese, ma dello Stato Italiano. Il “Moloch” del debito pubblico ha raggiunto un livello tale da impedire, anche se si volesse, una seria e costante crescita economica che, senza il contributo di un adeguato Welfare State, è destinata a rimanere una chimera. Ma la rete di protezione e di stimolo alla crescita da parte dello Stato necessiterebbe di risorse, per recuperare e mantenere le quali, occorrerebbero però, oltre ad una visione e a politiche di lungo termine che compensino l’invecchiamento della popolazione ed il declino demografico, anche la consapevolezza dell’importanza delle politiche fiscali, così decisive nella distribuzione della ricchezza.

E qui veniamo ai “battiti d’ali” della farfalla, che nel nostro caso somiglia forse più ad un colibrì. Una politica che, non solo considera lo Stato come un’ entità da “spolpare” per fini elettorali e di potere, ma invita addirittura i cittadini a considerare l’imposizione fiscale alla stregua di un furto legalizzato, tanto i debiti non si pagano mai, ne sta volutamente o meno distruggendo l’azione democratica e regolatrice. Uno Stato che, diventando sempre più a “numero chiuso”, e quindi più povero , è impossibilitato a dare a tutti le stesse possibilità. E chi non riesce a stare al passo perchè qualcuno ha pensato che precarietà facesse rima con possibilità e i controlli , con stato di polizia; che le tasse e i sussidi fanno perdere le elezioni e che la politica può fare a meno del sapere? Prego, si alzi dal divano e vada a lavorare….