
La Storia da scrivere
Cosa impedisce alla guerra Ucraino/Russa di suscitare, nel mondo occidentale, quel Pathos generalizzato nei confronti di un paese invaso, lo stesso che, per esempio, genera facilmente il racconto storico dell’aggressione e del dominio nazista sull’Europa? O meglio, cosa impedisce a tanti oggi, nel terzo millennio, di provare una VERA comunanza nella sofferenza di chi, non solo vede la barbarie portare morte e distruzione nella proprie vite, trasformate tragicamente nel loro contrario, ma che rischia anche, proprio per l’incapacità di troppi a partecipare emotivamente alla tragedia di quel popolo, di trovarsi isolata , quasi che le ragioni dell’ invaso e dell’aggredito non fossero già scritte sufficientemente nella colpa dell’ invasore ?
Credo che il motivo di questa “freddezza” , di questa empatia recalcitrante, sia da ricercarsi, per molti, nella difficoltà di razionalizzare che la Storia non è un libro chiuso, non è fatta solo di pagine già scritte ma soprattutto che anche l’inerzia e l’ignavia possono scriverne di nuove e fatali. Ottant’anni di pace in Europa oltre ad aver forgiato cittadini certi dell’ ineluttabilità e dell’ assolutezza del metodo democratico come strumento di composizione delle tensioni interne ed esterne e allontanato da ogni orizzonte possibile anche solo l’idea di doversi difendere se non con la forza del Diritto, hanno prodotto, come effetto secondario, cittadini privi di “consapevolezza storica” , della coscienza di essere attori della Storia, come se la contemporaneità in quanto tale fosse antitetica al racconto storico.
Ma se in questi ottant’anni l’Europa, e quindi noi europei, ha/abbiamo coltivato la pace ed il progresso, ciò è stato possibile non perchè il mondo tutto, improvvisamente, fosse diventato più buono e avesse deposto le armi. No, niente di tutto questo. Che ci piaccia o no, la nostra è stata una bolla di pace armata, garantita dalla forza dissuasiva dell’ Alleanza Atlantica che ci ha consentito di vivere uno status pacifico nonostante il proliferare di conflitti sempre più diversi che, per noi, al riparo da tutto questo, non erano che deboli segnali di un mondo “ brutto e possibile” ma lontano quanto bastava.
Ma qualcuno, mentre qualcun altro era troppo distratto, e ancora oggi evita di ricordare come la libertà e la democrazia in Europa, oggi in pericolo, prima di essere garantite, sono state conquistate dai nostri nonni ad un prezzo altissimo in vite umane, ha aggiunto pagine nuove al libro della Storia, e non sono pagine qualunque ma pagine in grado di cambiarne il corso . Quel qualcuno si è appropriato del libro della Storia e, come se fosse l’orologio del tempo, ha deciso di mettere le lancette all’indietro, allo scopo di riscriverla. Se è vero, com’è vero, che siamo soggetti attivi della Storia e non semplici spettatori , allora il destino è anche nelle nostre mani. Prendiamo coscienza di ciò e facciamo in modo che quelle pagine nuove, vergate col sangue della prepotenza, non raggiungano il loro scopo e che i figli dei nostri figli non debbano leggere un giorno che la forza delle armi ha prevalso, definitivamente, sulla forza del Diritto Internazionale.
Caro Beppe il tema che sollevi è quanto mai attuale e anche complesso.
È vero che nella maggior parte dei casi siamo indifferenti ma le cause sono molteplici..All’inizio prevale la componente emotiva della solidarietà verso l’aggredito come nel caso dell’Ucraina ma in parte per la controinformazione avversaria attraverso un uso capillare dei social(e non solo) e in parte alle conseguenze economiche derivate(inflazione ,aumento del gas e molto altro) nell’opinione pubblica è palese un sentimento di distacco..Siamo più sensibili all’impoverimento che alla solidarietà .E siamo limitati a una semplificazione della realtà dove ormai sembra inevitabile “schierarsi” da una parte o dall’altra senza approfondire la realtà che è molto più sfaccettata..
Ora con l’intervento dello sceriffo bullo americano (che Salvini candiderebbe al Nobel per la pace).la situazione per la maggior parte dell’opinione pubblica la situazione viene “finalmente”regolata.Pazienza che si confonda aggredito e aggressore e che quest’ultimo venga di fatto premiato.(come Israele).Un modo bizzarro per fare pace dove basta prendere le parti del più forte (ma sono dettagli)..La pace “imposta” in fin dei conti ci rimuove da un obbligo morale e civile al quale siamo impreparati.E vero,gli 80 anni di tregua in Europa ci ha tolto il sentimento della comprensione e della solidarietà..Chi ha vissuto direttamente la tragedia della guerra ormai purtroppo è quasi scomparso ma in ogni caso è spesso prevalso il sentimento della rimozione da parte di chi l’aveva vissuto.E la rimozione non ci ha educato al valore della precarietà già di per sé difficile per chi non ha vissuto certe realtà..Ricordo mia nonna che ricordava di aver vissuto (e raccontate)” 4 guerre ..dalla Libia nel 1911 al 1945″ compresa la guerra in Etiopia del 36″E dalle sue parole traspariva l’orgoglio di chi c’è l’aveva fatta ..I suoi racconti mi affascinavano perché capivo di essere un privilegiato ma pur cercando di calarmi nelle realtà di allora mi mancava sempre la paura che non avevo vissuto e che mi impediva di capire completamente il passato.
Ora siamo quasi anestetizzati.
Le bombe,le case distrutte?Una realtà lontana ,quasi un videogioco tragico..In fin dei conti alla maggior parte di noi cosa interessa del Donbass?
Forse Zelensky se l’è un po’ cercata ..e allora è giusto finirla ..E le nostre coscienze sono a posto..
Grazie sempre per i tuoi splendidi posti!
Ciao Alberto
È proprio quel sentimento di “indifferenza”, quell’incapacità di indignarsi ormai e che descrivi perfettamente, a farmi temere il peggio. Se non vediamo o meglio non riconosciamo il pericolo per la democrazia rischiamo di perderla senza saperlo.
Grazie come sempre