Le foto di Murekatete, Concita e la difesa impossibile

Le foto di Murekatete, Concita e la difesa impossibile

Dicembre 19, 2022 0 Di beppe orlando

Come ammette onestamente Concita De Gregorio, in chiusura dell’ articolo pubblicato giorni orsono su Repubblica, il suo tentativo di difendere Liliane Murekatete, compagna del deputato Sumahoro, eletto nelle liste di Verdi&Sinistra, e finita nell’occhio del ciclone dopo la diffusione di foto, vecchie di dieci anni, che la ritraggono seminuda, e altre recenti dove fa sfoggio di vestiti griffati, è ascrivibile alla categoria delle “battaglie perse che costano molto e non rendono, le sole che avrebbero bisogno di voci autorevoli ed argomenti cristallini”.

La prova a discolpa utilizzata nell’arringa difensiva dalla coraggiosa (bisogna ammetterlo) giornalista di Repubblica si basa sul confronto con Chiara Ferragni, quasi che la sua esperienza fosse assimilabile ad una sentenza che produce giurisprudenza: perché ciò che viene consentito alla più popolare influencer italiana, che “ha messo il proprio corpo al servizio della sua personale impresa“, celebrata dalle femministe come esempio di emancipazione, diventa, per l’ “imputata”, un atto di accusa? perché “ una giovane donna arrivata in questo paese dal Ruanda non dovrebbe prendere appunti e provare a imitarla? Se il gioco è questo è così che si fa.” In cosa è scandaloso? Cosa disturba del fatto che ami gli abiti firmati come la suprema imprenditrice del Paese”?

Concita De Gregorio lancia una sfida: l’imputato a discolpa, quasi un convitato di pietra, diventa l’uso del corpo femminile, proprio o altrui, in pubblicità, tv e media, e di riflesso l’ipocrisia del giudizio, i “due pesi e due misure”. Quanto è onesto intelettualmente, assolvere un costume ormai diffuso ed accettato senza riserve, senza assolvere anche Murekatete?

La sfida è interessante e l’argomento , a parer mio, avrebbe una sua validità “probatoria”, ma nello specifico rischia di essere un’arma spuntata, perchè ha il difetto di non considerare il contesto, quell’insieme di circostanze che fanno sì che uno stesso comportamento possa apparire più o meno opportuno, più o meno coerente con la propria storia e con il proprio vissuto.

Lasciamo perdere le foto osé che oltre ad essere datate sono state pubblicate senza il suo consenso, e restiamo su quelle più recenti dove colei che gestisce o dovrebbe gestire una struttura nata per assistere ed aiutare i più ultimi degli ultimi sulla terra e mentre questi (secondo decine di testimonianze dirette) vengono tenuti a pane ed acqua, si dedica all’ ostentazione , sui social, di un lusso che non può non suscitare sdegno soprattutto tra chi ci crede nell’accoglienza, nell’approccio umano al problema dell’immigrazione e che in quelle foto vede, come una cartina al tornasole, la spia di comportamenti inaccettabili.

Anche senza considerare gli eventuali illeciti, ancora da provare, non è disturbante, forse, per rispondere alla domanda della giornalista, questo scollamento tra realtà e l’immagine di sè , ancor più se realtà ed immagine si confondono fino a non capire chi abbiamo davanti?Chi è la vera Murekatete? Qual’è l’immagine che più la definisce? Quella che ha a che fare con la povertà dei paria della terra, con la diversità della privazione di tutto, anche della dignità, o quella che, con uno scarto di 360 gradi, urla al mondo che Lei ce l’ha fatta? come se volesse liberarsi dalla “contagiosa” contiguità con il mondo degli ultimi? che mentre li aiuta o dovrebbe farlo, li affonda , cosí, ancora più in basso?

In una società che ha elevato a nuovo culto l’esibizionismo narcisistico, in una continua ricerca del consenso altrui, gli adepti di questa nuova religione, offrono la loro merce ad un mercato che paga spesso con la moneta del rancore, del razzismo e del falso moralismo. La signora Murekatete dovrebbe conoscerne le regole. Per dirla con Concita, se questo è il gioco……….