L’estate dell’incanto di Francesco Carofiglio
E se il senso della vita, infine, non fosse che la vita stessa, nel suo eterno ripetersi, racchiusa tra l’incanto dell’inizio e la pace della fine? Risuona forte l’eco del tempo, il suo infinito respiro, tra le magice pagine di questo bel libro.
“Avevo dieci anni, e il mondo stava per affondare nell’abisso. Ma per me era solo estate e campagna. La più bella estate della mia vita.” A distanza di ottant’anni, Miranda ricorda, tra la nebbia del tempo, l’estasi di un’estate nella tenuta del nonno pittore, immersa nella natura immaginifica della campagna pistoiese, quando all’età di dieci anni, insieme alla mamma, vi si trasferí, da Firenze, per una vacanza che, in realtà, nascondeva una fuga. Immersa in quel mondo fantastico, Miranda conoscerà la magia e l’armonia della bellezza, l’amicizia e i primi battiti del cuore, ma anche la sofferenza della solitudine e dell’assenza: “ L’estate del 39 è la linea di confine, la stagione della bellezza e dell’inganno. In quell’estate mi sono preparata a combattere, senza saperlo, contro tutto il mondo che mi sarebbe precipitato addosso”.
La perdita del padre, la guerra e le sue conseguenze, lasceranno il segno nel carattere della futura Miranda , che attraverserà la vita con frenesia, sempre alla ricerca di un qualcosa di indefinito: “ Ecco…il tratto dolente della mia vita di ragazza, felice e inconsolata, quasi una rivelazione, non aver avuto il coraggio di dare un nome alle azioni, alla bellezza, ai desideri. E al dolore.” Ci riuscirà nell’ultimo capitolo della sua vita, quando grazie alla forza evocativa del ricordo tornerà alle emozioni di quell’estate “ …luccicano nel buio, come pesci fosforescenti, come se il tempo fosse proprio questo, risalire un fiume controcorrente, nei flussi ingovernabili della memoria.”
E come se, solo congiungendo l’inizio con la fine, fosse possibile, l’azione del ricordo diviene ricerca di senso. Lo sguardo di Miranda, diventato universale, coglie nell’immanenza stessa della vita, il suo significato, giustificandola semplicemente nel suo divenire e nel suo ripetersi all’infinito, come parte di un tutto: “E avverto di nuovo, distintamente, la bellezza ineluttabile delle stagioni che verranno, anche quando io non ci sarò. Perchè questo mi sorprende, sapere che altri ci saranno, vivranno e avranno desideri, curiosità e speranze simili alle mie…”
Un romanzo poetico sulla forza del ricordo che ci schiude una visione della vita e della morte non comuni.
Da non perdere.
Mi hai convinto.. L’ acquisterò. Grazie Beppe recensione intrigante.
grazie a te. non ti pentirai di averlo letto