Letterina di Natale
Cara Italia, caro Capo (a) del Governo,
Siamo il Presepe. Da giorni circola voce che, per noi presepi appunto, finalmente niente sarà più come prima; che ci aspettano, da qui in avanti, solo Natali gloriosi e luminosi, perchè nessuno potrà, anzi dovrà, fare a meno di noi. Insomma ci si prospetta un futuro più sicuro e radioso, almeno così si dice, del quale dovremmo esser lieti, ma allora perchè, tra noi anime del Presepe, serpeggia un sottile malessere al quale non riusciamo a dare un nome, simile ad un disagio esistenziale, quasi non sapessimo più chi siamo davvero?
Non abbiatene a male, care autorità, ma crediamo stiate commettendo un grave errore e che trasformarci da volontari in militanti produrrà alla fine più guasti che benefici. Quello che non avete capito è che noi, in realtà, non esistiamo, non siamo reali. La nostra materia è quella dei sogni, anzi siamo noi stessi un sogno. Un sogno cosmopolita di pace e di fratellanza, un modo, forse un po infantile, di tradurre il messaggio cristiano, ma che contiene proprio per questo, per la sua intrinseca “ingenuità” e spontaneità, una forza straordinaria.
Se è vero, com’è vero, che il timore di offendere altre tradizioni è frutto di un malinteso senso di rispetto per altri modi di rappresentare, peraltro, lo stesso messaggio, al tempo stesso credere di “difendere” la tradizione del presepe trasformandolo in Legge è una pia illusione, perchè rafforzandolo in realtà lo si indebolisce. Imporlo è come dire che da solo non ce la fa, che il suo messaggio è debole, mentre invece ce l’ha sempre fatta e sempre ce la farà, perchè la sua forza è nel messaggio stesso. Imporlo equivale a sfiduciarlo. Imporlo equivale a tradirlo.
Le parole tradizione e tradimento hanno la stessa radice, derivano entrambe dal latino tradere, trasmettere. In questo caso due diversi modi di trasmettere dei valori: In un uno si invera la Tradizione nell’altro la si tradisce, perchè la tradizione non può farsi Legge, altrimenti diventa altro.
Non armiamo il Presepe, non c’è nessuna guerra. Non consegniamo il Presepe a Vannacci.
Mi è piaciuta moltissimo!
Hai colto l’essenza del messaggio del presepe, che poi, non viole altro che inverare quello del Vangelo: la forza debole della preghiera.
Grazie.
Un bel regalo di Natale.
A presto.
Renato
Grazie a te per il commento.