Gli Stati Generali della Cultura

Gli Stati Generali della Cultura

Aprile 11, 2023 0 Di beppe orlando

Non si capisce quanto il progetto di “liberare la cultura da decenni di egemonia della sinistra”, tanto per citare le parole del presidente della Commissione Cultura, On. Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), sia l’inizio di una  KulturKampf e quindi di un vero e proprio “conflitto culturale”, o se questa annunciata  liberazione non sia altro che il desiderio revanscista, neanche troppo mascherato, di piazzare dei fedelissimi nei ruoli strategici del mondo culturale in genere, o se,peggio ancora,  il progetto, si basi davvero sulla convinzione che, solo occupando strategicamente il campo e improvvisando un Pantheon di nomi e opere sconosciuti ai più (e non certo per discriminazione), sia sufficiente per fregiare e elevare al rango di Cultura il pensiero di Destra. 

Ma cos’è questa visione da Minculpop se non la dimostrazione di un deficit proprio di quella cultura che si intende rappresentare? Solo una profonda estraneità ad essa può giustificare l’idea che la politica debba avere il compito di disegnare l’identità culturale  di un paese, come se la cultura potesse essere racchiusa entro dei confini ben precisi, o, peggio ancora, rappresentasse, essa stessa, un confine, trasformandosi, cosí, in strumento identitario nella nuova concezione di nazione, nonostante Il Novecento ci abbia tragicamente insegnato dove ci può portare una  tale presunzione.

L’idea che la Sinistra di questi ultimi decenni, la più debole di sempre, abbia  avuto una forza attrattiva tale da essere riconosciuta come benchmark valoriale e culturale, semplicemente, non sta in piedi. Può la sinistra essere egemone culturalmente, al punto da rappresentare il pensiero dominante e al tempo stesso perdere rilevanza politica come invece sta accadendo in questi ultimi decenni? Se vogliamo approfondire il rapporto tra politica e cultura dagli anni novanta ad oggi, come possiamo, invece, dimenticarne il tratto distintivo, quel rapporto malsano tra editoria e destra politica che l’informazione, compresa quella culturale, semplicemente se l’è comprata, considerandola alla stregua di un territorio da conquistare e sottomettere , in una sorta di anschluss culturale?

Ma la cultura è la somma del sapere umano, una stratificazione secolare di storia, conoscenze e conquiste che produce valori e ideali. Quello che la Destra non comprende o fa finta di non comprendere è che la politica, come ogni manifestazione del pensiero umano, è un prodotto culturale e non il contrario. L’idea opposta , invece, è tanto autoritaria quanto illusoria e serve per occultare il vero tallone d’Achille della Destra, l’estraneità a quella cultura che nel mondo occidentale e in Europa in particolare, si è imposta, è vero, ma solo grazie alla “forza” dei valori che veicola: libertà di pensiero, di istruzione e di religione, rispetto dei diritti individuali e di quelli sociali come il lavoro. Una cultura figlia della storia che ha la democrazia e una visione del mondo senza barriere nel proprio dna. Che questi siano i simboli culturali da “abbattere” per la Destra, lo sappiamo da sempre, quello che ancora non è chiaro è con quali intendano sostituirli…