Il mondo distopico del Generale Vannacci
Può la normalità, intesa come condizione riconducibile alla generalità, alla consuetudine e quindi alla tradizione, farsi legge, stabilendo illegittimo tutto ciò che esce dal solco dell’usuale, del “si è sempre fatto così”? La normalità che diventa norma. Questa è la tesi di fondo, il filo conduttore del discusso “ Il Mondo Al Contrario” , il “manifesto” della destra-destra, i cui contenuti, come si sa, hanno portato alla rimozione dell’autore, il Generale Vannacci ed il libro in testa alle classifiche di vendita.
Secondo l’autore, il “pensiero progressista”, inteso soprattutto come difesa e affermazione di nuovi diritti delle minoranze (mondo lgbt, migranti), lotta al cambiamento climatico e valorizzazione del ruolo della donna nella società, al di fuori delle mura domestiche, minerebbe alle fondamenta la nostra “civiltà” , in quanto portatore di nuovi valori, non in linea con la tradizione, imponendo (questa è l’accusa), un pensiero, un linguaggio e quindi un modello di società inviso alla “maggioranza” che si troverebbe così a vivere prigioniera di un “mondo al contrario”. Da qui il titolo del libro, secondo il quale per disegnare una società ideale sarebbe sufficiente assecondare il buon senso e la normalità derivante dalla tradizione che diventa cosí sinonimo di verità, con un’ interpretazione assai singolare della democrazia e del conseguente criterio della maggioranza, applicatta alla sfera dei diritti e dei valori.
Aldo Schiavone in “Sinistra” rifletteva come, a proposito della capacità della politica ad affrontare il mondo in continua evoluzione, la Destra rispetto alla Sinistra avesse meno strumenti “culturali “ per farlo : “ Poiché essa ritiene in sostanza, sia pure in modi diversi, che sia la tradizione a doversi fare regola del presente”. Ma le pagine di questo libro vanno oltre le riflessioni di Schiavone. In queste c’è qualcosa di più e di meno al tempo stesso. Quasi ad un delirio ossessivo, la sindrome di un accerchiamento, di un complotto da parte di una fantomatica e minoritaria lobby “progressista-ambientalista-femminista-gender” per “imporre” (come non si sa..) un nuovo modo di pensare alla “maggioranza normale” che, obtorto collo, accetta di conformarsi al nuovo pensiero, nonostante in cuor suo sogni come l’autore, di tornare al bel tempo andato: “all’odore del pane fresco al mattino ed il suono delle campane la Domenica..” quando “ la scuola impegnava bambini e ragazzi solo la mattina ed il resto del tempo era trascorso tra le mura domestiche dove un membro della famiglia (chissà quale, aggiungo io..) aveva anche l’onere di prendersi cura dei figli..”
Il Generale Vannacci, forse non si rende conto, o semplicemente, per lui poco conta, dacchè l’importante è enunciare una qualsivoglia teoria giustificazionista, di come tutto l’impianto regga su un terreno scivoloso, instabile, data la sua indefinitezza. Se la tradizione ed il buon senso devono diventare le “tavole della legge” occorre stabilire con certezza a quali “valori/tempo” fare riferimento. Quelli di quando lui era bambino, che egli stesso richiama più volte, o quelli di quando bambini lo erano suo padre o suo nonno e cosí via, visto che le società sono giocoforza, oserei dire quasi per definizione, in continua evoluzione? Seguendo, invece, il “postulato vannacciano” , poichè ogni variazione (progresso) degli usi e costumi è deprecabile, per trovare la tradizione da immortalare in codici e comportamenti definiti per sempre, dovremmo metterci in viaggio a ritroso nel passato, alla ricerca, senza fine, di un tempo perduto, che, quindi, non è mai perduto abbastanza. Ma poi, sarebbe davvero cosí alettante una società cristalizzata in usi e costumi immutabili nel tempo? E soprattutto, concepire una siffatta società, che eleva la tradizione al rango di religione, non ci allontana dalle democrazie occidentali per avvicinarci pericolosamente a qualcosa di simile alla teocrazia visto che l’istinto evolutivo, l’ybris, che non hanno certo bisogno dei complotti vaneggiati dal Generale per affermarsi, non li puoi fermare se non con la forza?
Vannacci che urla alla luna il disegno illiberale del progresso, ci consegna, in reatà, il disegno di una società autoritaria, chiusa in se stessa e prigioniera delle sue paure. Una visione soffocante e distopica del futuro, che nega lo spazio all’individualismo, alla specificitá e alla singolarità di ogni essere umano, viste come ostacolo all’integrità e alla “purezza” della tradizione. Un libro, seppur mediocre nella scrittura e nell’esposizione, assai pericoloso, invece, per la strada che indica e che porta dritti dritti alle pagine più buie del Novecento. Non è un caso che il libro inizi, e credo sia un inedito, con un’avvertenza ai lettori, quasi un’ excusatio non petita, dall’ inevitabile sapore di accusatio manifesta: “l’autore declina ogni responsabilità in merito ad eventuali interpretazioni erronee dei contenuti del testo e si dissocia, sin d’ora da qualsiasi tipo di atti illeciti possano da esse derivare.
Caro Beppe,non potevi descrivere meglio questa”iniziativa letteraria”di un personaggio che trovo inquietante.E non tanto per un pericolo diretto che potrebbe arrivare da un suo coinvolgimento diretto come capolista o fondatore di qualche movimento/partito quanto per lo spazio che gli viene dato e che è frutto dell’imbarbarimento politico e sociale e dall’assenza di dibattiti e dialettiche alle quali eravamo abituati qualche decennio fa .
Non ho letto il libro né lo leggerò mai perché questo personaggio mi disturba e non voglio perdere tempo a leggere pensieri bizzarri ,fantasiosi e farneticanti.L’aggravante è che questi “pensieri”(o meglio paure)vengono espressi da una persona che aveva e che ha un ruolo in qualche modo istituzionale e non sono le riflessioni di qualche avventore da bar o di circolo di partito o di qualche bravata verbale di un consigliere leghista e quindi sono molto più pericolose.Sono tesi in qualche modo “legittimate” dalla divisa che da forza ai pensieri dominanti da sempre in nella maggior parte del mondo militare ma anche in buona parte dell’opinione pubblica affascinati “dalla figura forte”. Un aspetto che in Italia abbiamo conosciuto ma che evidentemente fa sempre presa..Posso in parte capire certe situazioni o realtà di disagio che sono oggettive in molti quartieri ,specie nelle periferie delle grandi città,dove l’assenza dello stato e la scarsa attenzione data da tante forze politiche hanno alimentato disaffezione alla politica e favorito slogan qualunquistici.E posso capire come spesso la componente emotiva condizioni il pensiero e contribuisca alla fissazione di certe idee..
Quello che non si riesce a capire è che ormai certi processi sono irreversibili e che un dibattito serio dovrebbe cercare di trovare un punto di equilibrio senza che venga meno la percezione di perdita dei valori .
Un libro come questo ci riporta decenni indietro e non è un caso che venga pubblicato con una maggioranza di governo di un certo tipo…
grazie per il tuo commento. Posso solo aggiungere che il libro andrebbe letto soprattutto da chi si sente in sintonia con un certo modo di pensare. Probabilmente potrebbe cogliere come l’idea del mondo di Vannacci sia senza respiro, senza prospettive, racchiusa in se stessa e vittima dipaure e pregiudizi, accompagnata dall’illusione che l’ancoraggio al passato possa salvarci dall’affrontare il futuro, senza capire che in quel modo ci farà ancora più male.