La grande ambizione – un film di Andrea Segre
Il Leader è ripreso di spalle, quasi una figura anonima , sullo sfondo la marea del suo popolo è il vero soggetto della fotografia . Un’iconografia novecentesca, perfetta rappresentazione plastica del senso ultimo del film condensato nel titolo e sintesi degli stilemi del film: un’elegia della politica che fu, tra idealità e partecipazione; leadership come guida e avanguardia intellettuale; ideali che si fanno popolo.
Il film di Andrea Segre è il racconto di un sogno collettivo e (parzialmente) incompiuto in un’Italia a sovranità limitata, sullo sfondo degli anni 70, diventata teatro di una partita sanguinosa tra interessi internazionali contrapposti e spinte ideali interne. Un paese nel quale gli anni 50/60 avevano prodotto, come effetto del boom economico, la trasformazione del proletariato industriale in classe e, in quanto portatrice di istanze ed ideali, in soggetto politico.
La “Grande Ambizione” di un popolo forgiato e ispirato dalle lotte in fabbrica, cresciuto nella consapevolezza dell’universalità di quei diritti che infatti sarebbero poi diventati diritti di tutti (Statuto dei Lavoratori) e tenuto insieme dal sogno ambizioso del suo Leader, un Berlinguer/Germano (bravissimo), uomo mite che decide di sfidare un mondo irregimentato e diviso in blocchi per dimostrare che la democrazia ed il socialismo avevano bisogno uno dell’altro.
Un progetto riuscito che ha il merito di aver evitato due rischi opposti: il prevalere del registro biografico o al contrario di quello documentarista. Un racconto non privo di una sua tensione narrativa che si regge sul contrasto tra la mitezza del personaggio e la sua grandezza politica e tra la quieta forza degli ideali rivendicati, che è la forza della ragione, e quella brutale e cinica degli apparati che è invece la forza della restaurazione.
Un film da non perdere e necessario sia per chi non ha vissuto quel periodo e sia per chi ne è stato invece contemporaneo e che sembra dirci anche che le resistenze e le difficoltà al cambiamento di oggi hanno qualcosa in comune con quelle di ieri e che l’analisi del presente non può non partire da lontano, da quel passato scomodo, figlio degli equilibri internazionali post-bellici ma non solo, intriso di passione e violenza, con il quale non possiamo evitare di fare i conti fino in fondo.
La Grande Ambizione ha portato a riempire le sale come allora si riempivano le piazze, che sia ancora viva?
2 commenti
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Caro Beppe i tuoi commenti sono sempre sublimi. Mi domando Berlinguer fu vero protagonista, nel senso di costruttore politico, o un grande interprete di un partito che ebbe anche delle ombre e si trovò nella necessità di gestire una situazione internazionale difficile per cui non tutto fu intenzionale?
Un coraggioso costruttore. Sapeva di rischiare ed infatti è uscito illeso dall’incidente/attentato ma non poteva immaginare che a pagarne il prezzo più caro sarebbe stato Moro. Credo che la nascita del Partito Democratico sia un risarcimento morale postumo e una sorta di rivincita ancorchè tardiva per Berlinguer.