Le parole senza identità

Le parole senza identità

Settembre 21, 2024 0 Di beppe orlando

La parola scritta, attraverso la grafia, e la parola parlata, veicolata dalla voce, da sempre, ci raccontano  e testimoniano la nostra specifica identità, tanto sono uniche e irripetibili. Un’identità che produce riconoscimento e di seguito, fatalmente, genera responsabilità.

Ma è un tempo, il nostro, assai complicato per la parola: se  da una parte ha perso d’importanza e ed il suo auditorio si riduce, dall’altra ha subito un’ involuzione tale da  trasformarsi in qualcosa di diverso e non più riconducibile ad alcuno, quasi una voce collettiva. È come se avesse perso la sua funzione per assumerne un’altra e si fosse spogliata della sua missione secolare, quella di costruire, edificare la civiltà, per farsi strumento della missione contraria. E non si comprende se sia stato il declino della parola ad aver generato la sua trasformazione o viceversa, oppure se entrambi non siano che il prodotto del medesimo processo entropico.

Esiste il mondo reale, dove le parole responsabili  non si comprendono più, dove non si riesce o non si vuole più capirne il senso, le sfumature, dove tutto o è bianco o è nero e ne esiste un’altro (virtuale?) , dove la parola sembra invece trionfare, ma per farlo ha dovuto e potuto snaturarsi, senza trovare ostacoli, sganciandosi dalla verità e alla ricerca di nemici per dettare una legge differente, libera dalla responsabilità. Un mondo parallelo dove, a dispetto del desiderio di uscire dall’anonimato ed assurgere a protagonisti, la conditio sine qua non  diventa la rinuncia alla propria identità che in un’arena senza regole rappresenta un limite, un ingombro.

Siamo esseri duplici e come il Dr Jekill aspettava la notte per il trionfo del suo doppio, le nostre parole cercano il buio della rete per  trasformarci in tanti Mr.Hyde.