
Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti
“I fatti e le persone di questa storia sono reali, fasulla è l’età di mia figlia, la residenza, altro.”
In questo libro, l’autrice e voce narrante, ci racconta di sé e non solo, in una storia al femminile, in parte vera e in parte no, dove l’immaginato e l’accaduto si confondono e volutamente confondono il lettore in un abile gioco di luci ed ombre: “sono diventata scrittrice per questo, inventare, sistemare”
Nella vita della nostra protagonista, scrittrice finalmente affermata dopo anni vissuti marginalmente in un’insicurezza che ha radici in eventi lontani nel tempo e che la abita e condiziona ancora, fa capolino dopo trent’anni la sua migliore amica. Sarà il pretesto per procedere, con uno stile quasi cinematografico, ad una rilettura, che saprà di espiazione, di quel fragile e doloroso crogiuolo di illusioni e delusioni, di sensi di colpa e responsabilità vere o immaginate, rappresentato dal proprio vissuto adolescenziale: “la bomba che esplodendo avrebbe lasciato solo rovine…”
Centro del racconto e vera sostanza esplosiva è Livia, diciassette anni , bellissima e irraggiungibile: ”non c’erano state lezioni di danza né ore di sport a forgiare quel fisico perfetto..tanto vero per lei quanto doloroso per noi appena sbocciate, creature in formazione, esseri sghembi speranzosi di assestamento..”.
Con la tecnica del flusso di coscienza, magistralmente efficace nell’ amplificare quella sensazione di opacità tipica dei ricordi adolescenziali, la voce narrante a volte svela e altre confessa tutti i tormenti nati all’ombra di quella bellezza, gravida di conseguenze, sia nel pieno del suo fulgore che, quando a seguito di un tragico evento, le cui dinamiche e responsabilità si riveleranno nelle pagine finali, è destinata a trasformarsi in qualcosa di diverso.
Una mutazione quasi allegorica, una sorta di patto faustiano che, oltre a rappresentare la forza simbolica del racconto, ce ne svela il senso ultimo. Un libro che attraverso il tema non nuovo della bellezza e della perfezione del corpo femminile come antidoto all’anonimato, scandaglia e porta in superficie, in una sorta di suggestiva autoanalisi, un humus adolescenziale spesso inconfessabile in una coraggiosa e provocatoria visione del mondo femminile. Un libro intenso e imprevedibile fino all’ultimo, le cui pagine colpiscono, lasciando una sensazione amara, un disagio di fondo che non fanno che testimoniarne la riuscita