Se la politica è la prima a non credere al lavoro

Se la politica è la prima a non credere al lavoro

Novembre 22, 2022 0 Di beppe orlando

Mentre la politica libera dal giogo del lavoro i sessaduenni occupati, manco fossero tutti dei minatori con la silicosi, al tempo stesso colpevolizza i disoccupati, anche di 59 anni, espulsi dal mondo del lavoro, negando loro una minima protezione, come se non avesse responsabilità alcuna della precarizzazione del mercato del lavoro, della bassa scolarizzazione e della ”fuga” dall’italia dei giovani più preparati., così come delle leggi fatte con i piedi e dei mancati controlli.

L’apparente strabismo dei provvedimenti licenziati ieri dal Cdm in realtà nasconde un “file rouge” che li accomuna.

Se la visione ultraliberista del Mercato autoregolatore che sembra ispirare la progressiva eliminazione del Reddito di Cittadinanza, convive con quella vetero-marxista che vede il lavoratore ancora e sempre uno sfruttato, è solo perchè entrambe sono figlie di una resa e dell’incapacità della politica a dare dignità al lavoro e di conseguenza al lavoratore.

L’art.3 della costituzione vede nello status di ”lavoratore” la concretizzazione del pieno sviluppo della persona umana e la condizione per partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Lo stesso articolo sottolinea come sia compito della Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza ne impediscono la realizzazione.

Se prima di cambiarla, provassimo a realizzarla la Costituzione?