A Cutro si infrange anche il Presidenzialismo
Di fronte alla tragedia di Cutro, oltre alla disumanità, si è materializzata “oltre ogni ragionevole dubbio” la differenza di “postura’ tra due istituzioni della Repubblica previste dalla nostra Costituzione che divergono oltre che per le funzioni loro assegnate anche per la fonte di legittimazione. Differenza, che ci dice molto sul rischio che correrebbe il nostro paese, qualora il “desiderio” di presidenzialismo dovesse tradursi di fatto nella trasformazione di una figura super partes in figura di parte.
I parenti delle vittime e le vittime stesse del naufragio costato la vita anche a molti bambini, la cui dinamica testimonia (come minimo) gravissime lacune nella tardiva opera di salvataggio, avevano bisogno solo di un minimo di umanità e di un vero cordoglio da parte di un paese e delle sue istituzioni che comunque la si voglia mettere non possono sfuggire alle loro responsabilità visto che la barca è naufragata a pochi metri dalla costa e che i mezzi di soccorso sono usciti in mare quando ormai era troppo tardi.
Mentre il Presidente della Repubblica ha dimostrato, as usually, come si deve comportare uno Stato degno di questo nome, dimostrando nei fatti il dolore sincero del nostro paese di fronte ad una tragedia che poteva essere evitata, Il Governo, invece, si è sottratto a quei gesti considerati indice di debolezza, se non ammissione di colpa, dimostrando, nella sua rappresentanza politica, il tipico limite culturale dell’autoritarismo in genere. Non rifiutare le proprie responsabilità , di fronte ad una tragedia di questo tipo, richiede , al contrario, quella forza morale che fa grande un paese e rende orgogliosi i propri cittadini, i quali, invece, di fronte alla totale assenza di empatia da parte del capo del Governo e dei suoi ministri, hanno provato soltanto tanta vergogna nei confronti di chi era stato colpito da un dolore così sconfinato.
Il Presidente della Repubblica, in questi ultimi decenni , ha dimostrato, grazie alle sue prerogative costituzionali, di essere un argine nei confronti della crisi di un sistema politico bloccato ed evidenziata dal sempre più evidente distacco dei cittadini-elettori. Proprio per la capacità di mettere sempre al centro il valore delle istituzioni democratiche viene percepito come il punto più alto e nobile del fare politica. Quasi una figura morale, nel senso laico del termine. Nonostante questo la Destra pensa che per risolvere la crisi dovuta ad un sistema elettorale incapace di tradurre la rappresentanza in governabilità occorra cambiare non la legge elettorale bensì eliminare l’unica figura garante della Costituzione, cioè colei che in questi ultimi decenni di crisi ha garantito la tenuta democratica del paese.
L’elezione diretta del Presidente della Repubblica lo trasformerebbe, anche per le diverse funzioni, da Presidente di tutti a Presidente di una parte. Abbiamo visto a Cutro la differenza tra chi sente il dovere di rappresentare l’intero paese come una missione e chi invece al contrario deve rispondere ai propri elettori.